condividi e fai girare se anche tu ti senti più importante degli altri

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Se considerate che tutto quello che vi circonda, nel bene e nel male, esiste solo se lo percepite con almeno uno dei vostri cinque sensi, potete capire quale sia la vostra centralità nell’ordine delle cose. Ci avrete riflettuto anche voi, suppongo: prima che nasceste è vero che ci sono stati gli antichi romani, la rivoluzione francese e persino miliardi di milioni di gente mandata al massacro in guerre di cui non gli è mai importato una sega a nessuno? Cosa sono storia e storiografia per confermare tutto ciò se, malgrado vi sforziate, proprio non vi ricordate nemmeno un istante precedente al primo istante della vostra vita che vi ricordate? E poi, se quando chiudiamo gli occhi le cose non ci sono più, perché non potrebbe essere che una volta trapassati non resti davvero più nulla dal momento che è tutto buio, tutto silenzioso, tutto asettico, inodore e insapore e vuoto? Questa visione multi-egocentrica delle cose però ci porta a riflessioni sotto prospettive inusitate. Se tutti siamo creatori del cosmo, inteso come quella miliardesima di miliardo di parte che compete al nostro metro quadro di esistenza, chi ha ragione? Chi è in grado a tutti gli effetti di tenere in piedi tutto questo sistema che va dalla prima sintesi proteica sino a domenica prossima, tanto per essere realisticamente lungimiranti? Chi si sente di fare la prova a spegnere se stesso per verificare se le cose si interrompono davvero o tutto questo è solamente una boriosa speculazione filosofica? Chi, alla luce di questo approccio, ha la forza d’animo di sostenere il fatto che al massimo ci sono due virgola cinque esseri viventi pro capite (felini compresi) a cui frega qualcosa se uno c’è o un bel giorno non c’è più?

La verità ci fa male e lo sappiamo, come si diceva ai tempi del beat e dei caschi d’oro. Alcuni di noi si sentono di ricoprire in pectore il ruolo di “Sceneggiatore Universale”, altri (e qui alzo la mano io) pensano di saper scegliere al meglio la musica affinché le cose vadano al giusto ritmo e con il mood più appropriato, ma questo l’abbiamo ripetuto tante di quelle volte che mi viene a nausea. Al punto che, oggi, vorrei solo che mi regalaste qualcosa, un pegno a riconoscenza del fatto che mi reputate più importante di voi, e date il valore che volete a ciò che io intendo come importanza. Fatemi un regalo, anche simbolico, anche un pensiero, anche una cosa costosissima in modo che, rivendendola, riesca ad assicurarmi almeno un paio d’anni di università per mia figlia. E cercate di convincervi di questa cosa, e anzi non mi capacito del fatto che non vi siate ancora messi il cuore in pace e seduti ad ascoltare, in silenzio, la risposta alle domande che mi avete posto.

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