Il messaggio dallo spazio parla chiaro: sei uno sfigato. Il sistema di decrittografia della NASA ci ha restituito un quadro impietoso di quello che siamo, e parlo al plurale per auspicare un po’ di cordoglio in voi, come si evince dal titolo lassù in alto. Intanto nessuno scrive più sui blog e un sottoinsieme di questa macro-categoria di sopravvissuti è proprietario di gatti che vomitano di prima mattina e, quando c’è qualcosa che non va nel loro rapporto con gli umani, pisciano nella scatola delle medicine appena la trovano aperta e/o gli cagano sul letto se il PH della sabbia tende lievemente all’acidità e solo perché una notte ci siamo dimenticati di pulire. Ma non è solo questo che ci dicono gli alieni. Non so voi mai io capto in continuazione vocine che mi dicono di lasciar perdere tutto e tutti e che, per compensare il senso di disperazione che ne deriva, ci sono cose di un altro pianeta – probabilmente il loro – da preservare. Una di queste ha compiuto vent’anni proprio ieri (lo dice pure Wikipedia) e note invisibili a margine ma che leggiamo solo noi che siamo in contatto con questa specie ultraterrena ci dicono che forse davvero è stato l’ultimo disco che ha cambiato qualcosa. Il modo di fare musica, di ascoltarla, di fruirne all’interno della propria vita. In un sistema che vede il primato delle playlist, “Ok Computer” come pochi altri (certi ellepi dei Pink Floyd, per esempio) necessita di un ascolto completo dall’inizio alla fine. Poi uno è libero di fare fa quel che vuole (e vi giuro che questa è una delle giustificazioni che più mi sono stufato di sentire), ne estrae piccole parti da sorseggiare qua e là, lo ri-miscela a proprio piacimento e ne fa pure delle cover versione reggae. Io me lo tengo così com’è nella sua versione in vinile, non comprerò l’edizione da più di cento euro celebrativa dell’anniversario perché non me lo posso permettere ma vi assicuro che se non avessi due gatti a cui badare, della razza di quelli che ogni tanto si vendicano attraverso i loro bisognini di cui parlavo prima, i soldi che risparmierei in cibo e lettiera li investirei così.
Un pensiero su “grazie in anticipo della solidarietà”