stagione 50, episodio 1

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Di questi tempi, se utilizzate sul vostro smartphone “Google Interior Maps” e attivate la funzionalità “traffico”, potrete notare colorato in un rosso carminio l’andirivieni, lungo le strade, delle nostre riflessioni di stagione e i relativi intasamenti nelle arterie a grande percorrenza che stanno per condurci da qui alla prossima primavera. Le strade più battute sono quelle a doppia e tripla carreggiata di buoni propositi e ventate di novità per giungere a fine stagione completamente rinnovati e non doversi ritrovare più con i “noi stessi” del giugno scorso. Vi ricordate come eravamo? Intrattabili, in born-out lavorativo, sudati marci, stufi di tutto e tutti, pronti a litigare con i congiunti e persino cinici con le nostre stesse esistenze. Per questo è sempre più diffuso il ricorso alla pluri-premiata guida digitale di cui sopra che, grazie alla tecnologia GSPS (Global Self-Positioning System) ci permette di abbandonarci in balia di una sorta di pilota automatico pensato per farci ritrovare sani, salvi e – soprattutto – completamente rinnovati all’arrivo il prossimo anno, con un inverno in più sul groppone, evitando allo stesso tempo gli ingorghi, le code e tutti gli imprevisti divenuti tristemente tipici di questo tipo di viaggi: dai pomeriggi buttati via in attesa del nostro turno al negozio di libri usati per la scuola dei figli alle stanze gremite di gente che si dedica al fitness di massa passando per il corso da assaggiatore di birra fino all’impegno bi-settimanale con l’associazione locale.

Il vantaggio di “Google Interior Maps” è proprio la possibilità di incrociare l’algoritmo che ci legge dentro con quello interconnesso con i sensori che rilevano ciò che accade fuori e darci indicazioni – con il timbro di voce preferito – sui percorsi da evitare oppure, nella variante “autodafé”, sul tragitto per gettarci ancora una volta nella mischia, spaventati dai cambiamenti repentini e meditati. L’app infatti è già pre-impostata per darci più varianti di percorso a seconda se siamo disposti a pagare il ticket per l’uscita dalla “Confort Zone”, una sorta di Area C al riparo dall’inquinamento degli scarichi dovuti ai rischi di un futuro ignoto di classe inferiore a Euro 4. Non dimenticate l’opportunità di ricorrere ai mezzi pubblici e all’occasione di confronto con i nostri simili che questo comporta. Io ho già individuato le tappe intermedie del viaggio che sto per affrontare. Ho previsto persino un sito per il quale scrivere recensioni di dischi, progetti di musica e in ambito digitale da proporre a una scuola primaria e l’impegno, in ufficio, a spostarmi più spesso dalla mia postazione, quando la giornata volge al termine e il ronzio delle ventole dei pc diventa insostenibile.

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