In questa fase di transizione tra fisico e virtuale, o se volete tra materiale e digitale, se ne vedono di tutti i colori e, soprattutto, di tutti i formati. A farne le spese sono coloro che devono destreggiarsi tra le procedure burocratiche di ogni sistema organizzativo, sia esso pubblico o privato. Il caos regna sovrano. Uffici che emettono modulistica in formato di file che l’utente deve scaricarsi, stampare, compilare, firmare, riacquisire digitalmente con uno scanner e restituire al mittente. Un labirinto procedurale che ammette infinite varianti: fare la foto con il telefono al file pronto da spedire al posto dello scanner, compilare il documento a PC ma poi firmarlo a mano quindi, comunque, dopo averlo stampato, sottoscrivere una dichiarazione inserendo nel file .doc una jpeg della firma digitalizzata al posto di quella a penna, i più abili riescono a farlo editando il PDF, i più informatizzati fanno tutto a computer e mandano la documentazione via e-mail, quelli un po’ più nostalgici preferiscono recarsi di persona, gli altri rimasti agli anni 90 ci provano con il fax.
Tutto questo quando si potrebbe fare qualunque cosa in un secondo, cliccando su un pulsante posto in calce di un form online su cui, inserite delle credenziali, si attesta la nostra identità e si manda avanti la procedura. Cosa che già facciamo peraltro in centinaia di altri frangenti: dalla banca alle utenze, alle app e a tutti i socialcosi che ci occupano la vita, e non vedo perché la pubblica amministrazione, per esempio, debba essere diversa dagli altri. Non credo sia una questione di risorse: dematerializzazione e digitalizzazione sono principalmente una questione di testa, di forma mentis. Bisogna infatti pensare in digitale, non fabbricare in fisico e digitalizzare in seguito, altrimenti il tempo, le persone impiegate a farlo e il costo di tutto ciò come minimo raddoppia.
Vi racconto questa cosa: mercoledì scorso mi sono recato presso la segreteria del liceo che da tre settimane frequenta mia figlia per consegnare il famigerato documento di autocertificazione delle vaccinazioni. Si tratta di un modulo che la scuola mette a disposizione al download in PDF sul sito. Bisogna scaricarlo, stamparlo, compilarlo e firmarlo, procedura che ho completato. Dovendo ritirare il libretto delle assenze e consegnare una foto tessera di mia figlia, ne ho approfittato per lasciarlo di persona direttamente all’ufficio.
Ho pensato che ci fosse qualcosa che non andava quando l’impiegata lo ha ritirato. Ha verificato che tutto fosse in regola e che le informazioni fossero complete, però poi mi ha suggerito di non consegnarle l’originale dicendo che si sentiva più sicura se le avessi affidato una copia. La cosa mi ha fatto sorridere: il documento infatti non necessitava di una controfirma da parte dell’istituto. Essendo compilato solo da me, e trattandosi di un modello disponibile in PDF sul loro sito, avrei potuto replicare l’esemplare fornito all’infinito, stampandone migliaia di copie, compilandole e firmandole tutte. Non ho detto esattamente così all’impiegata ma ho comunque fatto capire che, in caso di bisogno, potevo provvedere autonomamente. Lei dev’essersela presa perché mi ha lasciato dicendo “ah, contento lei a lasciarmi l’originale, contenti tutti”.