uan ciu uan ciu prova sa sa prova sa

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I cantanti (femmine e maschi, ça va sans dire) sono i musicisti più fortunati perché, lo abbiamo ripetuto tante volte, quando si presentano al sound check dei concerti non devono portare nulla se non se stessi, un eventuale libello per sbirciare i testi se occorre (anche se mi sento di raccomandare di non farlo almeno finché siete giovani perché non ci fate una bella figura) e un eventuale groupie (ancora femmina e maschio, ça va sans dire) da far sedere o posizionare in prima fila nella consueta modalità adorante. Ci sono poi quelli un po’ fissati che si portano il loro microfono ma si tratta di casi sempre più rari. Il microfono in realtà è solo un’appendice dell’apparato fonatorio che serve per amplificarne la portata, perché il vero strumento del cantante è la sua voce. Non per questo i veri cantanti non si negano mai, nella loro foto profilo di qualche socialcoso, uno scatto ripreso con il microfono a gelato (che da qui in poi chiamerò, per semplicità, microfono) ben serrato nel pugno e posto perpendicolarmente alla bocca spalancata. Stiamo parlando di una postura da sempre presente nell’iconografia di base del rock con alcune varianti: microfono in una mano e l’altra a tenere l’asta, microfono retto con entrambe le mani, microfono posizionato sull’asta e cantante con due mani libere utilizzate in vario modo, per esempio nelle tasche posteriori dei pantaloni o in quelle anteriori, o entrambe le mani appese all’asta o, soprattutto, mani libere di fluttuare nel vuoto, illustrare parole, gesticolare emozioni, e così via. La tecnologia però ha messo i bastoni tra le ruote all’evoluzione di questo comportamento inventandosi i microfoni a orecchio o ad archetto, diffusi soprattutto tra i cantanti ballerini e, come sapete, oggi di cantanti ballerini a causa dei talent il mondo è pieno. Se fossi un cantante, però, senza microfono e asta davanti mi sentirei nudo di fronte al pubblico, non saprei dove aggrapparmi e, soprattutto, perderei l’occasione di scattare e postare suo mio profilo Facebook quei primi piani di tre quarti con il microfono tradizionale puntato verso la bocca che, sarà per via dell’immaginario rock a cui siamo abituati tutti, conferisce carisma ai cantanti aumentando la modalità adorante di/delle groupie (femmine e maschi, ça va sans dire) seduti o posizionati in prima fila sotto il palco. Per questo spero che microfoni e aste porta-microfono resistano per sempre, in barba alla tecnologia e ai cantanti ballerini.

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