comunque è sempre poco

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Lo stipendio è un dato sensibile. Nelle aziende private nessuno sa quanto guadagnano i colleghi perché non è detto che, in caso di analoga mansione, gli accordi presi al momento dell’assunzione siano gli stessi. Non esiste un contratto nazionale. E poi, sapere che la paga del tuo dirimpettaio che ritieni un idiota e non gli daresti due lire è inferiore di appena una manciata di euro della tua può generare dinamiche poco sane per la produttività, per non parlare di scenari peggiori.

Negli uffici non si tocca mai questo tasto. Arriva qualcuno dall’ufficio contabilità per farti firmare la busta paga, che si chiama così anche se di busta non ce n’è nemmeno l’ombra, e la procedura è tutta fatta di nascosto gli uni dagli altri. Di spalle, di lato, di cose dette sottovoce. Poi si firma la busta paga, sempre senza busta come prima, e il collega dell’ufficio contabilità ritira il tutto con la massima fretta. Nel momento in cui tutti hanno il foglio che attesta l’importo guadagnato davanti è fatto divieto di alzarsi e sbirciare sulle scrivanie altrui, perché la privacy è sacra. In certe grandi aziende si utilizzano sistemi totalmente informatizzati. Le piccole realtà che invece praticano ancora il rito della presa visione brevi manu si facciano un esame di coscienza.

Ma il problema è dei dipendenti. Tra i dipendenti. Lo stipendio è un argomento tabù, di cui non si parla al lavoro come per i temi religiosi, quelli politici e le proprie preferenze sessuali. A me non causa nessun problema dire quanto prendo. Il mio stipendio è di

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