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Alla fine poi qualsiasi atto reiterato più o meno alla stessa ora e più o meno tutti i giorni risulta, al nostro sopraffino modo di percepire le sensazioni, una routine o, per dirla con un giro di parole, una rottura di maroni. Ma forse sono io. Sarà che sono vecchio. Sarà che sono un depresso cronico. Sarà che intendo la vita come uno slalom speciale in cui non fai altro che scendere in picchiata rischiando l’osso del collo lungo una pista di neve sparata e ghiacciata con l’obiettivo di alternare spallate a una soddisfazione rossa e una soddisfazione blu. Alla fine dei primi tre mesi del mio nuovo lavoro sto purtroppo iniziando a stufarmi del fare il tragitto casa-scuola in automobile, cosa che fino a poco tempo fa trovavo persino romantica e se non ci credete leggete qui.

Il problema è che ho la radio sintonizzata su un’emittente che a quell’ora – come immagino tutte le altre stazioni radiofoniche – trasmette ogni giorno lo stesso programma che è molto divertente, per carità, ma che ogni tanto mi fa sentire Bill Murray intrappolato nel giorno della marmotta soprattutto per la sigla che non è “I Got You Babe” di Sonny and Cher ma si intitola invece “Il demone del tardi” (come il programma in questione su Radio Popolare) ed è di un cantautore che si chiama Maler. Ho capito qual è il fattore che mi fa rimpiangere i ritardi di Trenord: ogni mattina fanno sentire questa sigla per intero, il che costituisce un caso credo unico, considerando i tempi radiofonici.

La sigla di un programma, secondo il mio modesto punto di vista di ascoltatore, dovrebbe durare una decina di secondi. Dieci secondi di musica, così chi è sintonizzato capisce che il programma ha inizio, e poi via con la trasmissione vera e propria. Ne “Il demone del tardi” invece l’omonimo pezzo (e tra l’altro è una specie di roba alla Capossela e a me Capossela fa venire l’orticaria, ma questo è un altro discorso) dura due minuti abbondanti alla fine dei quali parte una seconda sigla e quindi finalmente (ancora un caso unico per i tempi radiofonici) la trasmissione decolla.

Così ho messo a punto un accrocchio per collegare il mio smartcoso all’autoradio (ho un modello che al massimo legge i cd con gli Mp3, pensate un po’) e cerco di alternare “Il demone del tardi” ai miei 64 giga di musica che porto sempre con me. Comunque no, stavo scherzando. I ritardi di Trenord non li rimpiango per un cazzo. Anzi, se siete pendolari dell’hinterland e state leggendo qui in attesa del treno successivo perché il vostro l’hanno soppresso così, senza un vero motivo, vi dedico “Il demone del tardi” di Maler affinché vi faccia, per una volta, arrivare in tempo. Domani, però, provate con l’angelo dell’anticipo.

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