la fatina dei denti e altre cosmogonie

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Sono tempi di grandi rivelazioni, questi. Il fatto è che a me scappa sempre di dire la verità perché rispondo di impulso e, spesso, commetto errori. Sono riuscito a resistere per un po’ alle assillanti domande dei miei alunni ma poi, all’insistenza di sapere per che squadra tenessi, ho confessato la verità. Ho ammesso di non seguire il calcio almeno dai tempi del mondiale in Argentina, era il 78 e da quell’anno ho persino smesso di comprare le figurine. Un coming out che, in classe, è stato percepito come un attentato all’ordine delle cose. Mi spiace perché volevo continuare a tergiversare per non perdere autorevolezza sui ragazzi. Si è mai visto un maschio adulto che non si interessa di calcio, ma nemmeno dell’Italia ai mondiali? Un’attestazione di neutralità che ha messo persino in secondo piano quello che è successo stamane: a Matteo, che mi ha chiesto quale parrocchia frequentassi, ho confessato il mio agnosticismo trasmesso – per semplificazione – come mero ateismo. Ho visto la notizia passare di bocca in bocca, “Il maestro è ateo! Il maestro è ateo!” per poi spegnersi nel gruppetto intento a finalizzare l’album Panini del campionato 2018/2019, tutto sberluccicante delle pose in bianconero da supereroe di Cristiano Ronaldo su sfondo argentato.

Chissà se la cosa sarà già arrivata alle famiglie e ai genitori che vorrebbero spiarmi su Facebook, se non fosse per i miei elevati parametri di privacy che ho messo in atto. A loro ho dedicato uno screenshot di una conversazione tra mia figlia e me che si è tenuta ieri su Whatsapp. Mi ha chiesto la conferma se fossi comunista (non so per quale finalità) e io l’ho rassicurata con una generosa ammissione al fine di non lasciare dubbio alcuno. Non ho avuto però altrettanto coraggio con la collega di inglese, con cui ho trascorso qualche minuto di compresenza un paio di giorni fa, che avrei dovuto avvisare di un vistoso refuso sulla slide che accompagnava la sua lezione. Ha scritto “disch” al posto di “dish” e lo ha fatto pure copiare ai bambini dettandolo sul quaderno. Può capitare a tutti un svista, non sto dicendo niente, e ve lo dice uno che con i refusi ha costruito un impero. Però non so come ci si comporta, in questi casi. Avevo paura di minare l’autorevolezza dell’insegnante correggendola davanti a tutti. Mentre tornavo a casa in macchina però ho capito come avrei dovuto fare, sapete che le migliori intuizioni ci sovvengono quando ormai non servono più a niente. Avrei dovuto interrompere la spiegazione dicendo “scusa Cinzia, ho appena notato che nella slide che mi hai chiesto di prepararti per questa lezione, visto che hai il pc rotto, ho lasciato un errore” per precipitarmi poi alla LIM e cancellare quella c di troppo. Insomma, avete capito, è sempre la storia del capro espiatorio. Speriamo solo che i genitori, controllando i quaderni, non se ne accorgano.

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