ancora sulle vibrazioni

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Una volta sentivamo le voci, oggi sentiamo vibrare i telefoni. Mi capita di avvertire il tipico ronzio intermittente che hanno gli smartphone quando togli la suoneria e squillano muti appoggiati su una superficie rigida, come un tavolino o la scrivania. Mi capita spesso quando sono a casa, immerso nel silenzio del pomeriggio del quartiere dormitorio, quando negli appartamenti intorno, sopra e sotto non c’è nessuno e meglio così, perché se ci fosse qualcuno state certi che non sarebbero né gli inquilini né tantomeno i proprietari.

Sento vibrare un telefono a lungo e, appena percepisco il ronzio, corro immediatamente a sincerarmi che non sia il mio ma è impossibile perché ho “Love like blood” dei Killing Joke a manetta e lo so che si tratta di una suoneria del tutto appropriata. Rimpiango quel periodo glorioso della storia della tecnologia quanto la gente passava in rassegna le suonerie del cellulare nuovo di zecca isui mezzi pubblici, in ordine alfabetico per scegliere quella più in linea con la propria personalità. Ora che ci penso la mania delle suonerie è un po’ démodé, anni di terrorismo più o meno psicologico sul disturbo che si reca agli altri con il telefono in mano iniziano a dare risultati confortanti, a parte la nuova trovata dei messaggi vocali su Whatsapp che mi sembra un nuovo step della discesa al ribasso della nostra civiltà. Poi però ti accorgi che non si sentono nemmeno più tanti fischi della Samsung, ve li ricordate? Che razza di tormentone.

Comunque quando sento o mi sembra di sentire un telefono vibrare e sono in casa provo a guardarmi in giro per capire se c’è qualcun altro, oltre me, e magari non me ne sono accorto. Potrebbe anche essere che mia moglie o mia figlia abbiano dimenticato il loro telefono. Esaurite tutte le possibilità che la vibrazione provenga dalle stanze del mio appartamento non mi resta che tentare qualche interpretazione del fenomeno.

La vibrazione degli smartphone è una specie di ultrasuono che percepiscono solo quelli come me che sentono le voci del futuro. Oppure, più banalmente, è il vicino pugliese che abita al primo piano che, avendo un timbro di voce potentissimo, ha strumenti digitali adeguati al volume con cui si esprime.

O ancora c’è qualche dispositivo nascosto da una rete spionistica nel mio studio che riprende e registra tutto quello che faccio ma ogni tanto va in tilt e, riavviandosi, fa quel rumore lì, ma spero che non sia questo caso perché se qualcuno fosse intenzionato a ricattarmi minacciando di divulgare dei video di me mentre parlo con i gatti di sicuro io farei qualunque cosa per evitarlo.

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