solo ora ho realizzato che Totò e il cantante dei Joy Division avevano lo stesso cognome

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Il mio allenatore di Circuit Training è anche Shifu di Kung Fu e guida nel Tai Chi Chuan un gruppo di adepti di vari livelli nell’ora che precede la mia. Si tratta di una disciplina molto bella da vedere perché è a metà tra la danza e il teatro, e per chi come me non ha alcun senso dell’equilibrio sembra un’arte che va oltre l’impossibile. La scorsa volta ho notato una delle ragazze che si è aggiunta da poco allenarsi con una felpa di Unknown Pleasures, cosa che non farebbero mai quelli più esperti che indossano un abbigliamento più rigoroso.

Davide, che dopo di me è il più vecchio del corso a cui sono iscritto e con cui si parla anche di musica oltre ai soliti argomenti che si trattano tra gli adulti che praticano sport (quante volte sei andato a correre, che scarpe usi per correre, dove vai a correre, che sistema di gps usi per correre) sa che mi piacciono i Joy Division e per rendere il momento più prosaico mi ha ricordato che la copertina del loro primo disco ormai è una specie di brand e che le magliette così le vendono da H&M. Per far finta di fare il duro gli ho detto che lo sapevo e che da Primark avevo trovato una t-shirt dei Ramones che non avevo esitato a regalare a mia figlia.

Comunque non mi sono fatto nessuna illusione, tant’è che quando ieri sera ho visto la stessa ragazza sfoggiare una maglietta con il logo di Grease per me non è stato per niente un brutto colpo. Ormai ho capito che certe cose che per alcune persone sono importanti, per altre sono meno che moda.

Per distrarmi ho cercato di pensare a qualcosa di più triste e così mi è venuta in mente quella volta che suonavo piano bar jazz in un ristorante in cui lavorava, come cameriera, una tipa con cui ero stato fidanzato per diversi mesi e poi mi aveva lasciato. Mi faceva male vederla così spesso (intrattenevo i clienti di quel posto tre o quattro sere la settimana) ma avevo bisogno di soldi. Poi una sera un avventore mi chiese di suonare “Just Friends” e, mentre ricamavo il tema con le appoggiature tipiche dell’improvvisazione jazz, non potevo fare a meno di notare la mia ex servire tra i tavoli al ritmo di quello swing, il cui titolo rappresentava cinicamente una situazione sentimentale irrimediabilmente compromessa.

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