il mio pubblico

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Ieri c’è stata la festa di fine anno della scuola e la mamma di Giulia, che è la mia preferita anche se fa parte di un’altra quinta, mi ha fermato per chiedermi se fossi io il nuovo insegnante di matematica perché la sorellina di Giulia, il prossimo anno, andrà in prima e le piacerebbe che capitasse con me. Io le ho raccontato della mia predilezione per sua figlia sin da quando, nel corso di una lezione di musica che avevo fatto nella loro classe, mi aveva colpito per sensibilità e intelligenza e così, scherzando ma mica tanto, le ho detto che cercherò di opzionare l’abbinamento docente-alunno. Un abisso con i miei, che in confronto sono dei punkabbestia ma non è certo colpa loro. Si tratta di un gruppo verso il quale ha fallito in primis la scuola (me compreso) che ha mancato la corretta proposta alternativa, quindi la società, per finire con una bella fetta di responsabilità che è della famiglia. Malgrado questo mi fanno tenerezza. Potrebbero essere i protagonisti di uno di quei telefilm tipo “I ragazzi del sabato sera” in cui da un gruppo di studenti reietti un insegnante che ci sa fare (il professor Kotter) riesce a tirare fuori a ciascuno i punti di forza, rivolgendo persino verso finalità costruttive i loro punti di debolezza.

Ovvio che non sarò io questo eroe della pedagogia contemporanea. Se ve la devo dire tutta, preferisco essere ricordato per quello che ha attivato la Google Suite in meno di una settimana da solo per tutto l’istituto comprensivo, un terreno in cui i miei predecessori si erano arenati su difficoltà che la pubblica amministrazione non è abituata a combattere lungo due anni di tentativi. Google scrive in inglese alle segreterie e le segreterie pensano che si tratti di spam oppure fa finta di niente. Google chiede documentazioni sulle quali la burocrazia italiana rischia di implodere con un lasciapassare A39 qualsiasi e invece, sfruttando proprio il modo in cui è articolato il nostro sistema, non è difficile darla a bere a quei sapientoni di Google.

Tutto questo, manco a dirlo, al di fuori delle ore di lavoro e, peraltro, senza speranza alcuna che tutto il tempo perso a dare una svolta alla trasformazione digitale della scuola in cui insegno sia in qualche modo riconosciuto economicamente. Ma, se lavorate nella pubblica amministrazione, sapete come funziona: è così bello darsi da fare per i cittadini (anche quelli che votano Salvini, Di Maio e Casapau) che tutto questo volontariato lo fai volentieri. Comunque, se le cose girano meglio, prima o poi ne beneficerò anch’io.

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