doppia faccia

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Se avete un figlio che a breve inizia la scuola primaria datemi retta. Se non sa ancora leggere, scrivere o contare non importa perché ha tutto il tempo per imparare. Impegnatevi semmai di più nell’insegnargli certe competenze pratiche che lo rendano più indipendente a scuola e, soprattutto, facciano risparmiare ore utili agli insegnanti che avrà. Tempo prezioso che potrà essere dedicato ad attività più core business, a partire dall’insegnare ai compagni di classe che vostro figlio avrà – e che ancora non lo sanno fare – a leggere, scrivere e contare.

Mi riferisco a cose come tagliare la cotoletta, versare l’acqua, sbucciare una banana se non una mela con il coltello, aprire una merendina e un pacchetto di patatine, forare con la cannuccia di plastica un cartoncino di succo, allacciare le scarpe con le stringhe e, soprattutto, vestirsi e svestirsi.

I dieci minuti che separano il suono della seconda campanella al momento in cui riconsegno i miei bambini ai rispettivi genitori al cancello sono un incubo che – in prima – aumenta di giorno in giorno in proporzionalità inversa con il valore della temperatura esterna. Più fa freddo e più i miei alunni hanno strati di indumenti da indossare prima di uscire da scuola. I genitori più attenti ricorrono a tute facili da mettere e togliere. Quelli che antepongono l’eleganza alla praticità (non me ne vogliate cari genitori di bambine ma spesso è il caso delle vostre figlie bambine) vestono i loro figli con capi che poi tocca a noi infilare, uno ad uno, in un momento in cui la classe, da quanto è fuori di sé, avrebbe bisogno di un esorcismo collettivo. Tutti vogliono riabbracciare la mamma, i nonni o le baby sitter e, contemporaneamente, hanno bisogno di aiuto per indossare maglie e cardigan dalle fogge più anti-ergonomiche in rapporto alla taglia dei proprietari. Senza contare le lampo dei piumini con quel meccanismo infernale fatto apposta per incepparsi con i lembi del tessuto interno della zip dentro, avete presente? Si chiude sino a un punto di non ritorno, quando una forzatura potrebbe essere fatale. Nei modelli delle marche più scadenti nel frattempo si apre tutta la parte della cerniera chiusa sotto così, sotto gli occhi delle colleghe e le loro classi pronte di tutto punto e in fila per due, sei costretto a infrangere le più comuni leggi della fisica applicata, in ginocchio per operare a livello di un bambino di sei anni, con una temperatura inesistente in natura che ti fa sudare come un maiale.

Ci sono poi i casi limite delle giacche double-face. Dennis ne ha una grigia fuori e blu dentro, o viceversa. Ieri mi ha chiesto aiuto per indossarla e, considerando che avevo altre diciotto richieste dello stesso tipo, non mi sono preoccupato di chiedergli quale parte preferisse perché simultaneamente gli si era bloccata la cerniera della felpa e si era messo a piangere perché non riusciva a chiudersela. Ho pensato che la giacca dalla parte grigia fosse più appropriata, considerando che la felpa era blu. Gli ho sistemato la chiusura della felpa, l’ho aiutato con le maniche della giacca (grigia) e poi mi sono dedicato alla sua compagna di fila. Le lacrime di Dennis, a quel punto si sono moltiplicate e sono durate tutto il tempo della vestizione collettiva. Sono tornato da Dennis che pensavo fosse ancora disperato per la lampo della felpa e mai più pensavo invece che fosse per via del colore esterno della giacca. Così, malgrado nel frattempo fosse arrivato il nostro turno di uscita, gli ho tolto lo zaino dalle spalle, gli ho levato la giacca grigia, ho capovolto l’interno con l’esterno e gliel’ho rimessa su blu. 

Al cancello, Dennis aveva ancora una lacrima sulle guance e il padre, che è un rumeno gigantesco con un vocione allarmante, mi ha chiesto perché piangesse. Gli ho raccontato l’accaduto e si è messo a ridere. E si piange per così poco?, gli ha chiesto. Ho tirato un sospiro di sollievo perché temevo di non aver dedicato la giusta attenzione a Dennis. Resta il fatto che, secondo me, la giacca stava molto meglio dalla parte grigia. Almeno, io con una felpa blu l’avrei messa così.

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