del perché con chi è imbranato con il computer abbiamo poca pazienza

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I miei colleghi sono rimasti perplessi quando ho sostenuto con fermezza che nel 2019 qualunque lavoro non può prescindere da una dimestichezza base con il digitale. Anche se fai il falegname o il netturbino o l’animatore del villaggio turistico o il pizzaiolo ci sono form da compilare, password da ricordarsi, portali a cui effettuare l’accesso, file da caricare, documenti Word da convertire in PDF. Oggi sono tutti influencer su Instagram ma poi quando gli chiedi di mettere in ordine alfabetico un elenco su Excel vanno nel panico perché – dicono – vanno in vacca le corrispondenze tra la colonne e allora perdiamo la pazienza. Ma che diamine di comando avete utilizzato? Un uso accettabile del computer, poi, comporta quello che una volta era il saper scrivere a macchina. In questo sono autodidatta: scrivo velocemente con due mani e anche a occhi chiusi ma non credo di applicare le regole tradizionali della dattilografia. Poi serve saper usare i tasti funzione e, soprattutto, le combinazioni principali per velocizzare le operazioni. Ci vuole un po’ di intuito con i programmi e ricorrere al più adeguato a seconda di quello che si deve fare. Il fatto è che i dispositivi portatili – smartphone e tablet – generano qualche equivoco con certe operazioni che i più credono possano essere solamente eseguibili con il pc. Se dobbiamo scrivere, per dire, è bene procurarsi una tastiera esterna da abbinare via bluetooth al dispositivo e in alcuni casi l’assenza del mouse non facilita le cose. Tutto ciò genera l’urgenza di risolvere problemi a un sacco di gente, per chi se la cava in queste cose. E da qui nasce la necessità di un approccio metodologico a spiegare con pazienza le cose a chi mette le chiavette USB nelle prese di rete, a chi si dimentica di avere un notebook con monitor touch e si ostina a dare ditate a casaccio creando interazioni improbabili, a chi usa Edge come browser predefinito o Libero come motore di ricerca. Per insegnare certe buone pratiche bisogna stare calmi, parlare lentamente, eventualmente partire da lontano per far capire l’approccio a priori. Quando le richieste di help desk provengono dai propri cari, poi, è ancora più difficile. Almeno per me. Ma con il tempo ho imparato spiegare le cose in modo efficace, le stesse cose ogni volta che mi viene rivolta la stessa domanda.

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