una figura da trentenni

Standard

Ti chiedo scusa se mi sono perso da HighTech. Mi scappava la pipì e non avevo calcolato che duemila metri quadri di esposizione non comprendessero uno straccio di cesso in cui rilassare la prostata. Mi stringevi a braccetto e mi indicavi tutto quello che avresti voluto che io comprassi per arredare casa mia. Poi ti allontanavi saltellando per soppesare la robustezza di una lampada o l’ergonomia di un portaombrelli. Ritornavi con un timer a forma di topo o un mini-vassoio in bachelite dipinto con colori smaccatamente psichedelici. I bicchieri da whisky di imitazione anni sessanta a me che, al massimo, riesco a concedermi una bottiglia di sambuca. Il fatto è che quel posto è un labirinto. Si sale e si scende e non si capisce come sia possibile, e nulla lascia intuire la presenza di un bagno. E poi lo sai. Dovermi trattenere mi incattivisce, ed è solo per questo se ho minimizzato ogni tua proposta, banalizzato gli accostamenti di tutto quel design con i pochi mobili che ho recuperato dai rigattieri e spento ogni tuo guizzo incandescente che lascia a intendere qualche velato prodromo di una imminente convivenza. Il problema è che le lire indicate sui cartellini dei prezzi sono il più efficace detrattore di ogni processo di trasformazione. Spendere un’intera mensilità per quattro o cinque pezzi – davvero belli, per carità – non è proprio nelle mie corde e non è certo perché sono uno parsimonioso.

Ho provato così a distrarti con la coppia gay e quello che indossava gli stivali a punta color argento. Ho tentato di farti dimenticare perché eravamo lì con la storiella del ritrovamento etrusco che avevo letto in treno mentre attraversavamo la bassa padana immersa nella nebbia in direzione Milano. Ho cercato di simulare una preferenza per quello che avrei potuto trovare nel bookstore della Galleria Sozzani che avremmo visitato poco dopo. Tutto invano. Così, mentre studiavi le lievi differenze tra le numerose fragranze di deodoranti per ambienti dai nomi sicuramente inventati, mi sono allontanato per perdermi e mi sono smarrito davvero. In un’era in cui i cellulari non sono per nulla alla portata di tutti è un guaio. Ho raggiunto l’uscita e ho deciso che era meglio fare finta di aspettarti lì fuori. Sei uscita con un portaritratti da regalare a tua sorella, anche lei ha una casa nuova da arredare da zero.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.