sì con virus ma senza lattosio – day #38

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La tele ai tempi del coronavirus ha smarrito completamente la sua essenza di veicolo di evasione. Intanto perché il 90% delle trasmissioni si occupa – giustamente – di informazione e l’informazione è al 100% monopolizzata da coronavirus e argomenti collaterali. Quindi, se cercate un po’ di svago, molto meglio un libro o un disco. Il fatto è che nemmeno più le pubblicità ci mollano. Ci avete fatto caso? Tutti gli spot sono stati rivisitati secondo il tema del momento, riconducibile alle headline io resto a casa e andrà tutto bene. I soggetti sono sempre gli stessi e vanno dall’Italia che ce la farà a tutte le attività che possono essere svolte dentro le mura domestiche, evitando il rischio di contagiare il prossimo o prenderci il virus e poi contagiare il prossimo la volta successiva. Per certi prodotti è facile. Per altri un po’ meno. I brand di automobili, per esempio, le fanno vedere scintillanti nei garage a motore spento. La ripresa delle scorribande in città o di quelle corse pazzesche lungo le strade che costeggiano faraglioni a strapiombo sul mare è stata posticipata più volte. Al momento si parla del 15 di aprile o, più realisticamente, meglio scollegare la batteria per evitare che si scarichi come è successo al sottoscritto perché, vedrete, non metteremo il naso fuori di casa prima di settembre. Il virus sarà finalmente scomparso e saremo tutti al sicuro. Non ho ancora visto, però, la versione quarantena dello spot-tormentone del sì con riso… ma senza lattosio. E pensare che un sequel in formato lockdown sarebbe molto semplice. Immaginate un contest in cui famiglie intere ballano su quell’azzeccatissimo jingle e poi pubblicano il video su una pagina Facebook dedicata. Questa sì che è una campagna social contestualizzata. Al momento, però, mancano lampi di genio creativi. Vedo soltanto soggetti seriosissimi che trasmettono messaggi di speranza e solidarietà ai consumatori. Uniche eccezioni, due attività di marketing digitale per rispettive iniziative di consegne a domicilio: “Io Risto a casa” e “Andrà tutto bere“, quest’ultima dedicata alla birra artigianale. Sembra quindi che, nell’insieme, l’economia si sia fermata ma le agenzie di comunicazione siano le uniche a generare profitti, con tutti i limiti dei brainstorming in telelavoro.

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