città di s. città di m.

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Mi piacciono le storie nelle quali i luoghi in cui si svolgono sono i veri protagonisti e i protagonisti veri, nel senso delle persone inventate o descritte, appartengono ai luoghi e somigliano ai luoghi tanto che non potrebbero camminare o anche innamorarsi altrove. Di conseguenza le storie non potrebbero essere ambientate diversamente. Ho vissuto in più luoghi e mi sono affezionato ai luoghi in cui ho vissuto con intensità diversa. È difficile dire se fosse superiore o inferiore, l’intensità. Ogni città ha avuto un impatto a sé e complementare all’età che avevo quando vi ho abitato. Tutta questa confusione fa sì che non ricordi i percorsi, le scorciatoie, l’essenza dei quartieri e la loro composizione sociale. Nemmeno se ci sono negozi di dischi. E, soprattutto, non riuscirei ad ambientare un bel niente da nessuna parte. Tutto questo perché l’ultima volta che ho visto S. eravamo proprio nella città di S., una vera città di m., ma non saprei dire il nome della via in cui l’ho vista. Avrei potuto proporle di bere un bianco con le bollicine insieme ma chissà se da quelle parti, che non so nemmeno quali parti sono, c’è almeno un bar o un altro posto in grado di favorire le bollicine tra le persone. Perché nella città si S., una vera città di m., è tutt’altro che scontato che ci sia un bar nei pressi di qualunque posto.

Immagine di Edward Hopperhttp://www.artic.edu/aic/collections/artwork/111628, Pubblico dominio, Collegamento

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