i mostri

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Ho notato Bianca correre verso di me e, dalla sua faccia, ho capito subito che doveva dirmi qualcosa di speciale. Ha coscienziosamente rallentato fino a fermarsi a un paio di metri, consapevole delle ferree regole di relazione a cui siamo soggetti a scuola. Ha acceso i suoi occhi azzurri sulla pelle diafana degli zigomi, ha sollevato il pugno verso di me e lo ha spalancato di un’ampiezza sovradimensionata, considerando ciò che trasportava.
«Maestro! Maestro! Guarda: ho trovato un quadrifoglio!».
«Sei stata molto fortunata», le ho risposto con un sorriso dietro la mascherina chirurgica. «Non capita tutti i giorni di trovare un quadrifoglio. Nel giardino della scuola, poi, è ancora più raro».
Lara, poco più in là, ha assistito alla scoperta, ci ha raggiunto e le ha chiesto se volesse regalarglielo ma Delia ha serrato il suo tesoro sul palmo ed è corsa via. Ho così suggerito a Sofia di mettersi alla ricerca di un altro quadrifoglio. «Se Delia ne ha trovato uno, non vedo perché non potresti essere altrettanto fortunata».
Nel giro di qualche minuto tutte le bambine erano accovacciate sui talloni a setacciare meticolosamente con lo sguardo ogni centimetro quadrato.
Solo allora ho visto che il gruppetto dei maschi si stava dedicando a un’analoga attività. In cerchio, seduti sulle ginocchia intorno a un’area priva di prato, si davano da fare con le mani scavando nella terra. Mi sono chiesto se potesse essere in qualche modo pericoloso ma non c’è stato il tempo di darmi una risposta. Daniel ha gridato come fa sempre quando esulta, Caterina alle sue spalle anche ma dallo spavento, e con i compagni che gli stavano intorno si è precipitato verso di me. Come Bianca mi si è parato davanti e mi ha mostrato che cosa aveva sul palmo. «Maestro guarda quanti vermi». Quattro o cinque lombrichi attorcigliati in un groviglio laocoontico si dibattevano ciechi sulla sua mano verso una vana speranza di libertà. Ho pensato agli stereotipi di genere e a come sia possibile avere sensibilità così differenti quando si è così piccoli. La grazia contro le tinte forti, la natura immacolata con le unghie nere per la terra, un simbolo di speranza e una scena da film horror. Ho chiesto a Daniel di riportare i vermi a posto. Daniel si è voltato e, allontanandosi, l’ho visto mettere le mani in tasca. Nel frattempo è arrivata la collega a sostituirmi e, davvero, non so come sia andata a finire.

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