non restare chiuso qui

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Qualche giorno fa ci ha lasciati Stefano D’Orazio, batterista dei Pooh. Che cosa c’entrano i Pooh con il rock o, addirittura, con il post-punk, chiederete voi. C’è anche la possibilità che la cosa non interessi affatto a nessuno ma ve lo dico lo stesso. La risposta è: non c’entrano nulla. Anzi. I Pooh sono agli antipodi del rock e, rispetto al post-punk, su un pianeta di un sistema solare che ha elementi base per la vita di natura opposta. Non fidatevi quindi di chi cerca di piazzare qualche successo delle loro origini in qualche compilation progressive e, nel caso, denunciate ogni provocatore alle autorità competenti. E a chi vi linka “Risveglio” su Youtube per dimostrare che potrebbe essere una delle innumerevoli parti strumentali di “Shine on you Crazy Diamonds” contenute nella facciata B di “Wish you were here” rispondetegli che, negli anni 70, cani e porci facevano lenti strumentali. E allora il Guardiano del Faro? E allora il PD? Con questo non voglio sminuire la portata di un lutto, ci mancherebbe, per giunta per colpa di questa maledetta peste che ci sta consumando vivi, e nutro il massimo rispetto per tutto l’entourage della band italiana che ha venduto più dischi di tutti i tempi, un record che risulta ancora insuperato. La storia dei Pooh potrebbe essere quella degli U2, e cioè quattro ragazzi e dignitosissimi musicisti pop che hanno deciso di stare per sempre insieme senza mollarsi mai più. Pochi però ricordano che Stefano D’Orazio, nel 2009, aveva abbandonato la formazione consolidata, per poi farvi ritorno nel 2015 in una storica iniziativa di reunion che ha coinvolto addirittura l’ex per eccellenza, Riccardo Fogli. Dei Pooh ho persino una copia in vinile di “Opera prima”, un disco che su Wikipedia rientra addirittura nella categorizzazione “rock sinfonico” ma penso sia dovuto solo alla presenza di parti orchestrate. E dei Pooh ho anche una bellissima maglietta sbagliata, che indosso soprattutto quando vado a far la spesa in estate perché ho notato che non passa inosservata all’utenza dei supermarket e alle addette alla cassa. I Pooh come gli Smiths? Chissà.

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