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La prof di matematica e fisica di mia figlia – giustamente – se ne fotte se i ragazzi cerchino le risposte sul web o si sottopongano a verifiche e interrogazioni sfruttando tutti i canali conosciuti al momento – e chissà quanti ne troveranno da qui alla fine della didattica digitale integrata – per trovare e scambiarsi i risultati. Sostiene infatti che sono affari loro se copiano e non imparano e, quando si rientrerà alla normalità, gli studenti meno seri non scamperanno alla resa dei conti del tradizionale sistema scolastico in presenza. Ed è incredibile lo spirito di adattamento o, meglio, la resilienza che hanno maturato i nostri ragazzi nelle loro camerette: dai fogli appiccicati sui muri intorno al pc ai post-it sullo schermo, che tanto chi sta dall’altra parte non li vede, fino a whatsapp web affiancato alla finestra della piattaforma di videoconferenza con il gruppo della classe pronto a correre in aiuto. Ma vi assicuro che se fossi all’altezza di sostenere un’interrogazione di filosofia o di eseguire esercizi di goniometria mi posizionerei dietro la scrivania di mia figlia a supportarla, come fa il papà del mio alunno Denis che, senza un briciolo di vergogna, suggerisce risposte a domande del calibro di nove più cinque e, per giunta, facendosi sentire con il suo vocione di gigante – al momento buono – rumeno. E quando leggo degli ingegnosi stratagemmi che i ragazzi adottano per boicottare l’attività dei loro docenti mi vengono in mente le telefonate che andavano di moda quando ero studente io al tempo delle Brigate Rosse, cose tipo “c’è una bomba” o quelli che, alla vigilia di un compito in classe, si facevano chiudere dentro la scuola per allagarla con i rubinetti dei bagni aperti sui lavandini del bagno con gli scarichi ostruiti. Iniziative che fanno sorridere per la loro ingenuità ai tempi della telesorveglianza, dei sistemi di allarme e della facilità con cui si rintraccia il dispositivo e l’autore di qualunque tipo di chiamata. Gli alunni della mia scuola, per dire, ogni giorno se ne inventano una, perché a quelli che fanno finta che la connessione da casa faccia le bizze (l’equivalente delle interferenze gulash gulash) oramai non crede più nessuno. La nuova moda è tentare a ripetizione l’accesso sbagliando apposta le credenziali di un docente in modo che il sistema ne blocchi, come forma cautelare, l’accesso all’account scolastico. Su ogni social per sbarbati i gruppi di hacking creativo per la DAD sono copiosi e in continuo mutamento, ma come biasimarli: gli attacchi virtuali danno molta più soddisfazione di quelli perpetrati di persona considerando che, con i tempi che corrono, quando ci metti la faccia è facile prendersi due sganassoni.

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