carte bollate

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Non so come lo viviate negli altri capoluoghi. Qui, alle porte di Milano, il concetto di città metropolitana rende perfettamente l’idea. Mentre a sud tra navigli e nutrie gli agglomerati urbani si stemperano fino ad assumere le sembianze di parco agricolo, a nord l’urbanizzazione si estende senza soluzione di continuità tra paesi complementari tra di loro fino nel cuore delle province con cui confiniamo. A osservare una mappa o una qualsiasi raffigurazione dall’alto la composizione del territorio è piuttosto netta. A passarci dentro, invece, la rappresentazione risulta meno rigorosa. L’hinterland è molto meno ordinato e decifrabile. Si fa fatica a capire dove finisca un paese e dove cominci quello dopo e, in certe strade provinciali che fanno da confine, persino la segnaletica toponomastica si alterna e si ripropone secondo un meccanismo casuale, per i non addetti ai lavori, ed è complicatissimo raccontare a qualcuno dove ti trovi, nel caso fosse necessario. Allo stesso modo, definire dove si trovano certi posti e dare indicazioni è una pratica aleatoria, nessuno oramai si sogna più di chiederle.

A un anno dal primo caso di Covid, Bollate – periferia nord ovest di Milano – è stata declassata a zona rossa. Un puntino di contagio di colore più intenso rispetto a tutto il giallo che c’è attorno. A Bollate va tutta la mia solidarietà perché Bollate è a poco più di un km da casa mia. Da Bollate si estende il parco dove spesso vado a correre, c’è la cartoleria come quelle di una volta, gestita da due anziani che è chiaro che, quando andranno i pensione, la cartoleria non esisterà più. A Bollate c’è un’associazione culturale che ha organizzato una ciclo-staffetta per riportare a casa l’agenda rossa di Paolo Borsellino, c’è la mia erboristeria di fiducia e l’Arcaplanet in cui faccio rifornimento di cibo per la gatta. Ora però ogni varco stradale per entrare a Bollate è presidiato da forze dell’ordine, protezione civile e giubbe fluorescenti e fa impressione passarci davanti. Bollate è anche il primo posto in cui ho abitato quando mi sono trasferito da Genova, ho trovato quindi una certa continuità tra zone rosse. Transito in macchina davanti ai posti di blocco e mi ritorna in mente il giorno prima dell’inizio del G8, quando ho percorso a piedi l’intero perimetro dell’area off-limits. Il problema è che, davvero, il territorio comunale di Bollate sembra estendersi ovunque in ogni direzione, qui intorno. Noi del paese vicino ci sentiamo circondati e intrappolati, anche se le vere vittime sono loro, i bollatesi, a cui va tutto il nostro cordoglio.

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