ho sbagliato bambino

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Non c’è nulla che metta ansia a un insegnante ansioso come l’uscita da scuola, quando il capannello di parenti forma un emiciclo in prossimità del cancello e il maestro restituisce, uno per uno, i suoi alunni ai rispettivi nonni genitori zii o chiunque abbia una delega depositata in segreteria, con tanto di foto, documento d’identità, autorizzazione controfirmata e lasciapassare A38. Qualche tempo fa c’era in giro una pubblicità della Volkswagen in cui un bambino faceva finta di salire su una T-Roc di un altro genitore per darsi delle arie con i compagni, ne ho scritto qui ma purtroppo il video è stato rimosso da Youtube. A me aveva colpito proprio perché se accadesse che un genitore ritirasse un figlio che non è il suo si scatenerebbe – giustamente – l’apocalisse. Il docente deve osservare attentamente chi si propone di prendere il bambino sulla rampa di lancio verso la libertà dalla scuola e, come quei giochi di memoria in cui bisogna collegare le carte scoperte, deve sincerarsi con se stesso che i due termini della coppia coincidano. Potete immaginare il delirio quando un insegnante ha una classe nuova, oppure nei casi in cui fa supplenza e accompagna dopo l’ultima ora un gruppo che non è il suo. Bisogna fidarsi dei bambini, bisogna fidarsi di chi si sporge verso il centro dell’emiciclo perché è il suo turno o X? Senza contare il fatto che un docente deve ispirare fiducia, sapere il fatto proprio e smistare con sicurezza ogni prole alla relativa collocazione. Talvolta ci si trova a bluffare di fronte a un prozio o al vicino di casa incaricato dalla mamma perché bloccata al lavoro o altri rimescolamenti di questo tipo, sperando che tutto fili liscio. Per questo, quando ho letto la notizia del nonno che ha sbagliato bambino all’asilo, si è aperto un varco di terrore dentro di me. Si è concretizzata infatti una delle mie peggiori paure, ancora più terribile di quella che avevo da piccolo dopo aver visto il film “Lo squalo”, quando temevo che passasse sotto casa una bisarca con rimorchio trasportante un gigantesco predatore testé pescato il quale, in preda a un energico istinto di sopravvivenza, balzava nella mia cameretta sfondando la finestra e, una volta dentro, mi inghiottiva in un solo morso. Ma i nonni, lo dico per cameratismo anagrafico, a volte sono un po’ rincoglioniti, magari mettono troppa sambuca nel caffè dopo pranzo o quel giorno hanno lasciato occhiali e Amplifon nel bagno del circolino dove giocano a burraco. Non siate troppo duri se qualche anziano confonde un bambino con un altro considerando che, diciamocelo, a quell’età i nostri mocciosi sono un po’ tutti uguali. Quando mia figlia era appena venuta al mondo e sonnecchiava inconsapevole del miracolo di cui era stata appena protagonista nella nursery insieme alle altre decine di neonati di quel giorno, ricordo di aver mostrato allo zio di mia moglie, venuto a trovare la nipote puerpera, la bambina a fianco di quella che avrei dovuto indicargli. Non avevo colto la differenza, questo per dirvi che può capitare a tutti. Non ho mai raccontato a nessuno questo aneddoto, e mai lo farò in vita mia. Statene certi.

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