a volte basta un gesto

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Da quanti anni è in voga la trap tra i giovanissimi? Anche troppi, direte voi. Ma se siete ascoltatori attenti come me vi sarete accorti che le cose sono cambiate moltissimo. Sono cambiate alla velocità della luce come tutte le cose che cambiano ai nostri tempi grazie o per colpa di Internet, dei socialcosi e di tutta quella roba lì che ha ridotto la scala delle distanze spazio-temporali a un nanosecondo contro le settimane e i mesi e gli anni di una volta. Comunque, per farla breve, la narrazione delle gang di periferia, della droga, dei disadattati e del nichilismo dei giovani annoiati tutti brand di lusso e Tesla ha lasciato il posto a un poppettone, per non dire polpettone, in cui il flow somiglia sempre più a una melodia (grazie al demone dell’autotune) e la trasgressione si è ridotta a smancerie – a volte da macho altre da personalità sensibili e fragili – ma sempre rivolte alla donna amata. Un trend di cui è facile accorgersi osservando le dodicenni cantare a memoria le strofe velocissime dei loro beniamini mimando le movenze che è facile ritrovare nelle versioni video dei brani su Youtube. Osservatele fuori da scuola, gobbe sul loro smartphone, doppiare all’unisono le parole sull’audio della cassa del telefono che sembra più un ronzio che un vero suono. Mi chiedo che cosa possano provare, usi alla bassa qualità, a mettere le loro canzoni preferite sull’impianto hifi di mamma e papà. Le ascolto cantare le rime veloci della trap e mi chiedo se anche loro, come i cantanti che ascoltano, a forza di usare così male voce e respiro un giorno avranno bisogno di un buon logopedista. Ecco, peggio della pop/trap di oggi c’è solo il pubblico della pop/trap che canta sui brani originali riprodotti sul telefonino. Ma meno male che si tratta di un genere dai giorni contati, almeno come lo conosciamo. Lo ha detto un tizio su un blog, e voglio dargli credito.

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