c’è un Armstrong più spaziale dell’altro

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Armstrong aveva uno stile intenso ed emotivo, radicato nel blues del Mississippi, e che raccogliendo dalla tradizione di New Orleans sembrava far parlare la tromba: i suoi assoli sembravano dei discorsi. Il suo modo di suonare era dirompente e nuovo anche per l’interpretazione frenetica del ritmo, mai sentita prima nel jazz e che da lì in avanti diventò imprescindibile: la cadenza del suo fraseggio, i tempi e le sincopi dei suoi assoli avrebbero rappresentato il fondamento dello swing, cioè il genere che avrebbe dominato la musica americana per i seguenti vent’anni.

Tutti imitavano Armstrong, non solo i trombettisti – Ellington diceva che voleva «un Armstrong per ogni strumento» – e tutti andavano a vedere i suoi concerti quotidiani con la band di Henderson al Roseland, sulla 52esima strada a Manhattan.

C’è questa bellissima biografia di Louis Armstrong su Il Post. Metto il link qui per non perderla e per ricordarmi di leggerla in classe, quando ricomincerà la scuola.

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