le ferie, spiegate bene

Standard

Non è scritto da nessuna parte che le ferie debbano coincidere con l’inizio e la fine di una vacanza o di un viaggio. Anzi, sono convinto che trascorrerle dal primo all’ultimo minuto fuori da casa propria sia controproducente. Mettersi in viaggio il primo giorno di ferie significa giungere stremati al momento della partenza, perché nei giorni precedenti i preparativi si sommano con la chiusura delle cose da fare al lavoro. Per non parlare del rientro in ufficio la mattina successiva al ritorno a casa dopo un viaggio. Ve lo dico perché l’ho fatto per anni e non solo non mi sono mai goduto appieno i due momenti, ma i primi giorni di ferie e gli ultimi li ho sprecati come periodo di decompressione per adattarmi alle condizioni precedente e successiva. Soprattutto, riprendere il lavoro così è a dir poco traumatico.

Il problema è che due o tre settimane di ferie in un anno sono davvero poche e così pensiamo erroneamente che il modo più fruttuoso di estendere al massimo la durata sia quello di farle coincidere il più possibile con un viaggio o un soggiorno altrove, ignari del fatto che le ferie sono, prima di ogni altra cosa, uno stato d’animo. Tutto questo sempre che, come me, non facciate l’insegnante ma non è certo questo il luogo per avviare un dibattito su una questione annosa come l’organizzazione della pubblica istruzione.

Quest’anno le cose però non sono andate proprio così. Chi ha voluto – e io ho scelto di farlo – ha potuto mettersi a disposizione per i corsi estivi organizzati dalle scuole su input del MIUR. Giornate di lavoro straordinario (retribuite come extra oltre allo stipendio che già prendiamo e non è certo questo il luogo per avviare un dibattito su una questione annosa come la busta paga dei docenti) e proposte come recupero di quanto perso durante l’anno scolastico per la pandemia. Ogni scuola si è organizzata come ha preferito, in base alle adesioni di studenti e personale. Io ho partecipato per l’intera durata del nostro piano scuola, un mese tondo tondo (dal 14/6 al 14/7) per quattro ore di lezione ogni mattina. Avete letto bene: oggi finalmente sono in ferie anch’io, e lasciate perdere la data di questo post, io li pubblico retrodatati e non chiedetemi il perché, sarebbe lunga da spiegare. Oggi è il quattordici luglio, la ricorrenza della presa della Bastiglia, della mia laurea e ora anche della fine di quest’anno scolastico che è durato un mese in più degli altri.

Ho avuto in classe studenti dai 7 ai 13 anni organizzati in gruppi omogenei, ho preparato micro-programmi da due o tre incontri per seguire un percorso organico indipendentemente dal forte turn-over di alunni che c’è stato e che non era previsto alla partenza. Ho svolto gli argomenti per i quali avevo pianificato il materiale ma ho anche improvvisato per svariati motivi (questo succede anche durante l’anno scolastico vero e proprio). Ho conosciuto colleghi con cui non avevo mai collaborato e alunni visti per la prima volta in questa occasione, e questa è stata la parte più significativa di tutta l’esperienza. Ho affrontato temi di cui mai avrei pensato di parlare in classe. Ho scoperto che in seconda media c’erano ragazzi che non avevano mai visto i Blues Brothers ma anche che non è vero che a quell’età ascoltano solo trap. Anzi, pare si sia riaccesa l’antica fiamma del pop, ne parlano anche qui, e sono felice di aver preso una cantonata preparandomi ad approfondire i loro ascolti preferiti partendo dalla peggio cose che  pensavo gli piacessero. Ho mostrato loro qualche app per fare musica e poco fa uno di loro mi ha mandato una composizione creata in quattro e quattr’otto appena rientrato a casa, poco fa, dopo l’ultimo incontro di stamattina.

Ma ora basta, sono davvero in ferie. Ho un sacco di roba arretrata che va da lavare l’auto a smontare lo scarico del lavandino per recuperare una testina dello spazzolino elettrico, fino a cercare in garage tutta la rassegna stampa sul G8 di Genova acquistata all’epoca e da rispolverare in occasione del ventennale che ricorrerà a giorni. Poi partirò, ma più in là, dopo che mi sarò già abbondantemente sentito in colpa per aver trascorso del tempo inoperosamente. Ma si sa, le ferie sono uno stato d’animo, ed è questo il problema.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.