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Anche i morti di fame come me, quando sono in viaggio, non resistono alla tentazione di portarsi a casa qualche ricordino della vacanza. Un fenomeno a spiegazione del quale ci dovrà essere per forza una teoria psicologica. L’aggravante delle origini liguri al bagno di realtà indotto dalla ricorrente esiguità del budget a disposizione non possono nulla di fronte all’efficacia del marketing percepito, quello che fa sembrare attraente qualsiasi stronzata imbellettata per chi non è del posto.

In vacanza sono molto più vulnerabili a questo fascino sia gli allocchi che cedono a qualunque tipo di gadget smaccatamente pensato per turisti allocchi, sia i turisti che si credono intelligenti – ma che sono allocchi tanto quanto gli altri – che spendono pensando di fare affari con prodotti che in patria non trovano, ma che sono gadget smaccatamente pensati per turisti allocchi tanto quanto i primi.

Io, per dire, non resisto a:

  • gli scaffali di alimentari e di birre dei supermercati olandesi e tedeschi. Non so a voi, ma l’abitudine alla varietà e all’organizzazione dei prodotti della nostra grande distribuzione fa sembrare anche il più economico discount del nord-Europa il paradiso del benessere enogastronomico. Nomi ed etichette sconosciute e variopinte, in reparti sedicenti bio e sostenibili, ci colpiscono come i pacchi colorati sotto l’albero di Natale. La gamma di prodotti mai sentiti – per non parlare di quelli etnici dei quali, da noi, non c’è nemmeno l’ombra – fa breccia nella nostra predisposizione consumistica e nella nostra accondiscendenza alla produzione locale industriale mascherata da specialità artigianale.
  • gli scaffali di vini e birre dei supermercati francesi. Spero di non offendere nessuno, ma a parità di prezzo il vino francese è nettamente superiore a quello italiano. O almeno a me sembra così. Sono stato in Francia e non ho avuto nessun problema ad assaggiare una varietà diversa al giorno senza svenarmi. Tutto buono e ad alta digeribilità.
  • i banchi di gastronomia e di spezie dei mercati. Avete mai provato l’esperienza di un mercato provenzale? Nel sud della Francia coesistono Europa, Africa e Asia in un miscuglio di lavanda, za’atar e curry che induce alla salivazione anche le più interrotte papille gustative.
  • i negozi di abbigliamento di seconda mano. “Episode” è una catena di negozi second-hand olandesi che ha almeno un paio di presidi in ogni centro urbano. Non credo che sia tra i più economici, di certo sono quelli più forniti e quest’estate sono entrato in tutti quelli che ho incontrato. In genere la qualità degli abiti è ottima e il rischio di lasciarci un rene è concreto. Nessuno, però, supererà i charity shop britannici ma adesso, con la Brexit, sembrano sempre più distanti.
  • le bancarelle e i negozi di dischi. C’è poco da aggiungere. Il boom del vinile sta mettendo i bastoni tra le ruote dei collezionisti come me. Solo dieci anni fa, tra le bancarelle del Mauerpark di Berlino, ho pagato una sciocchezza alcuni 33 giri che oggi valgono dieci volte tanto. Siamo in piena bolla, quindi fare veri affari è sempre più difficile. Scartabellare tra i contenitori di dischi richiede un livello di abnegazione superiore a qualunque altra passione, soprattutto quando non sono ordinati alfabeticamente. Ma io non demordo e qualcosina, ogni volta, riesco sempre ad aggiungere alla mia collezione.
  • le bancarelle di oggettistica varia dei mercati delle pulci. Non c’è sentimento di impotenza più doloroso rispetto a notare una sedia o un tavolino anni 60 che starebbe perfettamente a casa propria nella postazione di un rigattiere a migliaia di km di distanza, con l’impossibilità di caricarsi l’oggetto dei desideri in macchina (soprattutto se sei lì in aereo). Quindi se amate questo genere di cose mettevi nello stato d’animo giusto, prima di girellare tra i banchetti dei mercatini delle pulci, consapevoli del fatto che molti dei componenti di arredo che vedrete dovranno restare lì, pronti per essere acquistati da qualcuno del luogo.

Quando si pianificano le vacanze è fondamentale considerare nei preventivi la voce relativa alle proprie debolezze. Dovremmo finirla di fare finta di non conoscerci affatto e pensare di esserci trasformati in chissà chi. L’effetto delle ferie, purtroppo, svanisce con il primo estratto conto della carta di credito.

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