a force from above

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Da quando ho visto “Estranei” di Andrew Haigh, uno dei film più belli e commoventi mai usciti negli ultimi anni, percepisco la canzone “The Power Of Love” dei Frankie Goes To Hollywood con un senso completamente stravolto rispetto a prima. Spero di non spoilerare – e comunque se vi siete persi il film vi consiglio di correre subito ai ripari, la ritengo una delle pellicole più intense mai uscite – in caso contrario, ricorderete quanto il brano in questione si manifesti prepotentemente come protagonista, più che colonna sonora, nella scena finale del film, con un impatto così violento sui sentimenti da far esplodere in lacrime chiunque, sempre che fino a quel punto vi sia stato possibile resistere.

Il fatto è che se, come me, siete dei ragazzi degli anni 80, difficilmente vi sarà possibile ricondurre lo spensierato pop e i suoni artificiali di quel periodo – anche nei casi in cui, come “The Power Of Love”, la composizione è decisamente ispirata – a questioni serie come la morte. Anche se, visti da qui, nella decade delle spalline e delle acconciature spettacolari non è che si potesse vivere tanto tranquilli, tra eroina e AIDS. Ma in the “The Power Of Love” dei Frankie Goes To Hollywood, una hit già ai tempi, un brano suonato e cantato da una band che ostentava con fierezza la propria omosessualità e che accostava con intelligenza, per la pubblicazione di questo brano, l’iconografia della religione cattolica alle tematiche del mondo gay, per il popolo di Dee Jay Television risaltava più l’aspetto dell’attrazione romantica tra ragazzini (sicuramente perché io rientravo in questa categoria) rispetto alle tematiche di amore come motore universale, la forza che unisce la carnalità all’impeto dell’anima e ti fa schiantare nella persona che hai adocchiato e con cui vuoi trascorrere un’ora, una notte, una stagione della vita o l’intera esistenza e anche oltre, al di là della morte e dell’infinito, appunto. Che poi è la stessa cosa.

“The Power Of Love” dei Frankie Goes To Hollywood è stata recentemente scelta dagli autori del programma Propaganda Live come canzone per accompagnare le riprese di un momento dei funerali di papa Francesco, quando la bara di Bergoglio viene portata a spalle fuori dalla basilica di San Pietro ed esposta ai milioni di spettatori, tra quelli presenti e quelli che hanno assistito alla diretta tv. Non ho idea di chi lo abbia selezionato, di certo qualcuno nato dopo il 1980, o qualche anziano come me ancora sotto gli effetti di “Estranei”. L’accostamento immagini/colonna sonora ha confermato la cantonata che avevo preso nel 1984, l’anno di pubblicazione di “Welcome To The Pleasuredome” e che è durata fino alla visione della scena di Paul Mescal e Andrew Scott coricati nel letto. “The Power Of Love” dei Frankie Goes To Hollywood è tutt’altro che una canzonetta, i suoni usati per la sua composizione – in linea con l’estetica musicale dei tempi – non ne penalizzano affatto la dirompente portata emotiva, a dimostrazione che non tutto ciò che è stato realizzato negli anni 80 avesse finalità edonistiche (e reaganiane, spero cogliate la citazione). Probabilmente se fosse stata registrata dieci o vent’anni dopo la canzone avrebbe una dignità maggiore? Non ho la risposta, ma poi chi se ne importa. Fa piangere e questo mi basta. Esprime un contrasto tra bellezza e dolore così forte grazie ai due caratteri che trasmette, così agli antipodi, così diversi da risultare struggenti.

Un pensiero su “a force from above

  1. Catia

    Io pure sono rimasta colpita dalla scelta e l’ ho trovata perfetta, pur non avendo visto ‘Estranei’: ‘make love your goal’ dovrebbe essere il comandamento dei comandamenti, per un papa.
    ‘The power of love’ l’ avevamo messa dentro la colonna sonora del nostro pranzo di matrimonio. Ce l’ ho in tutte le mie playlist e quando l’ ascolto in macchina, se c’è pure mio marito scende un silenzio denso come il legame che ci unisce sempre e per sempre; se sono da sola canto a voce alta, a finestrini chiusi per amore dei compagni di traffico.

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