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Mi ero dimenticato il nome dell’integratore che il mio amico Fulvio mi aveva consigliato per migliorare le prestazioni della memoria e di tutto il contenuto della scatola cranica tout court, che detta così sembra proprio una battuta di quelle che non fanno ridere. Allora, per sdrammatizzare, glielo ho chiesto nuovamente tramite whatsapp e proprio in questo modo. Nei momenti di stress o di particolare affaticamento quelli che io chiamo inappropriatamente svarioni, e che nel mio lessico meno che famigliare indicano cose che si fanno o si dicono al posto di un’altra, si manifestano tutt’altro che di rado. A fine anno scolastico sono così stanco che inverto l’ordine delle parole mentre spiego alla LIM, oppure squilla il telefono in macchina e non ricordo cosa devo fare, qual è la sequenza delle azioni, per non parlare della settimana scorsa quando ho messo in bocca l’accendino e ho tentato di generare il fuoco con la sigaretta e tenete conto che non fumo nemmeno.

Ieri, ultimo giorno di scuola, alla mamma di Alex che è venuta a prendersi la sacca delle scarpe di motoria nonostante avessimo raccomandato ai bambini di ricordarsi di riportarle a casa – chissà a settembre che piedi avranno – ho detto che erano rimaste in classe delle scarpe ma che erano di Alex, come se Alex – che era lì insieme alla mamma – fosse un altro bambino, non so se mi sono spiegato. Una cosa strana perché so di sapere i nomi di tutti anche se, in classe, li sbaglio continuamente. Dovrei rallentare come fa Corrado Augias, con cui da un po’ condivido il colore e lo stile dell’acconciatura e di cui invidio fortemente la lucidità, quando spiega le cose in tv.

D’altronde è un dato di fatto che la dimensione più adeguata ai riflessi della terza età sia proprio questa in cui mi sto cimentando ora, cioè la scrittura. Ogni parola necessita di un tempo ragionevole per essere messa nero su bianco e, al netto dei typo, c’è sempre il margine giusto tra pensiero e azione. Nelle conversazioni noi vecchi di merda dovremmo mantenere proprio questo ritmo qui, quello che sto seguendo io anche se voi non mi vedete e sempre che voi non siate come certi miei colleghi che non utilizzano più di un solo dito di una sola mano per scrivere sulla tastiera, e fare gli scrutini con loro al registro elettronico è sempre un bagno di sangue.

Io scrivo al pc con una certa regolarità oramai da trent’anni e non solo non riesco più a usare penne e matite – non vi dico le figuracce con i bambini a scuola – ma sono in grado di digitare sui tasti con entrambe le mani e guardando di lato, proprio come faceva la mia ex datrice di lavoro che scriveva le email da mandare ai clienti guardando la persona che le suggeriva il contenuto anziché lo schermo con un’inclinazione del collo da bambina protagonista de “L’esorcista”. Parlavo di lei giusto ieri con mia moglie. Mi chiedevo quanti anni abbia ora la mia ex datrice di lavoro e perché non sia ancora andata in pensione. Ma di cosa stavamo parlando? Non ricordo più. Ah, giusto, la memoria.

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