Alla Electricness non se la passano molto bene e Claudio, Product Manager e responsabile Digital Marketing dell’area South Europe, si sente il fiato sul collo dell’intero board. Il letto digitale si sta rivelando un flop ma lui, alla casa madre, lo aveva detto subito. L’idea di materassi e cuscini in TFT, o Thin Film Transistor, lo stesso materiale dei più moderni schermi LCD, si vedeva lontano un miglio che non avrebbe funzionato. Le cosiddette soluzioni relax hanno diverse priorità, a partire dal confort. Funzionalità come variare lo sfondo su cui addormentarsi per migliorare l’esperienza di riposo sono più che secondarie, e possono avere un perché ma solo se integrate nei tessuti standard con cui si realizzano federe e lenzuola. Voglio dire, intervenendo solo sulla copertura consentirebbe di mantenere il memory foam e le piume come riempitivi nelle parti strutturali. Certo, coricarsi sull’acqua cristallina della Sardegna o su una nuvola – questi sono gli scenari che ho provato quando ho potuto beneficiare dei prodotti in prova in cambio di una recensione su uno speciale della rivista “Italia Innovazione” – è oltremodo suggestivo. Peraltro i diffusori audio integrati ai lati dei cuscini favoriscono l’atmosfera di realtà immersiva e completano la fruizione sinestesica. Dettò ciò, oggettivamente, è una trovata che non sta né in cielo né in terra. Sembra di dormire su una lastra di vetro – perché in fondo è una lastra di vetro – e non ci azzecca proprio niente con la funzione principale di un letto, che è quella di accompagnarci il più sofficemente possibile lungo le agognate ore di riposo.
Quando mi ha raccontato della perdita vertiginosa dell’azienda in cui lavora abbiamo riflettuto sul nuovo trend di costruire cose con materiali inadeguati ed entrambi abbiamo convenuto che, assieme ai balletti su Internet, all’AI e alla crisi della socialdemocrazia, costituirà la principale causa dell’estinzione della società occidentale come la conosciamo. Ci siamo ricordati di quando il pettine senza denti per calvi senza capelli era solo una battuta di una storia di Paperino ma già allora – eravamo entrambi bambini – avremmo dovuto cogliere il presagio di ciò che stava per succedere. Senza scomodare i fanatici della decrescita, il fatto che non si sappia più che cosa inventare oggi che c’è tutto e che occorre comunque garantire lo sviluppo per evitare il collasso economico globale non deve giustificare lo spreco di lavoro, risorse e denaro per la costruzione di prodotti non solo inutili ma anche dannosi per l’umanità e l’ambiente. Ve lo immaginate cosa potrebbe pensare un alieno, capitando dalle nostre parti, alle prese con cose tipo le poltrone di zucchero (la mia si è riempita di formiche, avrei dovuto darvi retta e non acquistarla) o gli infissi in carta riciclata (ne parliamo alla prima grandinata)?
Ma, tornando all’inutile letto digitale, ogni volta in cui ne visualizzo la pubblicità sul web – che decuplicherà non appena pubblicherò questo pezzo, già me lo sento, sapete come funziona sull’Internet – ripenso alle lenzuola che avevamo quando ero piccolo, a casa dei miei genitori. C’erano le lenzuola di flanella che usavamo d’inverno ed erano fantastiche. Tenete conto che – erano gli anni 70 – faceva molto più freddo di ora e i riscaldamenti domestici, soprattutto in certi appartamenti come il mio un po’ datati, erano tutt’altro che performanti e privi di qualunque criterio di rispetto dell’ambiente, per non parlare di sicurezza.
I modelli delle lenzuola di flanella che avevamo erano in tinta unita dai colori tenui. Rosino, giallino, celeste, color pesca. Le lenzuola di cotone, invece, quelle destinate alle altre stagioni, mia mamma le comprava con le fantasie più vivaci e sfarzose, chissà perché, e non solo per il mio letto singolo e quello delle mie sorelle – certi pattern assurdi sono al limite comprensibili in una cameretta per ragazzi – ma anche per il suo matrimoniale.
Rammento in particolare un set di lenzuola con delle lettere maiuscole colorate – posizionate casualmente, senza nessun intento di comporre alcuna parola o frase di senso logico – che accompagnavano illustrazioni di personaggi buffi, una fantasia che cinquant’anni dopo dall’ultima volta in cui le ho viste posso solamente ricondurre alle iniziali miniate dei codici medievali, avete presente? Almeno questo è come li ricordo. Potrei sbagliarmi sulla disposizione degli elementi grafici e sul concept, diciamo così, ma non sui componenti. Lettere maiuscole e personaggi buffi. I miei genitori avevano però declassato le lenzuola miniate a biancheria da casa di campagna, ad un certo punto della loro vita, quando mio papà aveva iniziato a soffrire di demenza senile. La fantasia con cui erano decorate stava diventando fonte di incubi o sogni comunque decisamente impegnativi e inopportuni. Diventati anziani, ci volevano ben altri spunti da cogliere, prima di addormentarsi, da rivivere poi durante il sonno. Storie meno fantasy, situazioni più accomodanti, nulla in grado di generare confusione. Scene da raccontarsi, la mattina dopo, senza destare preoccupazione a nessuno.