insegnami

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Ho saputo della scomparsa di Claudio con imperdonabile ritardo. I social non sempre sono tempestivi nel favorire la diffusione di queste notizie. Mi sono perso i contributi di commiato sulla sua pagina FB, illegittimamente declassati dall’algoritmo a meno urgenti in fatto di priorità rispetto a ciò che si presume debba proporre la home, e poi nessuno si è giustamente preso la briga di avvisarmi. Mi ha aggiornato il fratello, qualche mese dopo, quando mi ha chiesto su Messenger un’informazione e non mi ha visto, anzi, letto particolarmente mosso dalla compassione nella risposta.

Qualche giorno fa ricorreva il suo compleanno, così ho pensato bene di rimediare lasciandogli un pensiero, corredato dal link a una canzone, sul suo profilo ancora attivo. Avrei voluto augurargli buoni ascolti – come quello proposto da me, sono certo gli piacesse – ovunque si trovasse, ma la straordinaria estensione di Chrome che intercetta e impedisce la pubblicazione di frasi e commenti retorici me lo ha efficacemente impedito. Nessuno sa se prende Spotify, di là. Di certo non si possono portare i dischi, di questo ne sono sicuro. Ho già chiesto un preventivo per il trasporto della mia vasta collezione e la risposta che ho ricevuto non lascia dubbi in proposito.

Dovrò abbandonarla alle future generazioni, sempre che sappiano cosa farsene. L’impressione è infatti che non stiamo lasciando ai nostri figli e nipoti una situazione rassicurante, questo in generale. Anzi, sembra proprio che si faccia di tutto per radere al suolo qualsiasi parvenza di civiltà come quella che costringiamo loro a studiare sui libri di storia e di letteratura. Ha senso rompergli i maroni con l’arte, la scienza e l’ingegneria quando siamo noi adulti i primi a percepire queste discipline superflue? Non è meglio concentrare i nostri sforzi pedagogici sulla cura di sé propedeutica alla seduzione e all’accoppiamento o un bel corso di cucina? Dev’essere questo che inconsciamente ci induce a combattere – fisicamente, intellettualmente e da qualche tempo anche digitalmente – tra di noi per finire il nostro genere e per condurci alla meritata estinzione. Osservavo la foto dell’insegna che è collassata in cima alla torre Hadid, nel quartiere City Life di Milano, proprio ieri. Non siamo più in grado di applicare le tecniche che hanno messo al sicuro la nostra evoluzione fino a qui. Quando le conosciamo non sappiamo aggiornarle alle nuove complessità, o se sappiamo farlo non ci crede nessuno. Se non le conosciamo non ci interessa nemmeno studiarle, e se le studiamo ci limitiamo ad esercitarle sui simulatori – in Internet ne esiste uno per ogni cosa – perdendo tutta l’intelligenza motoria che serve per metterle in pratica dal vero e sul campo.

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