grande vento nella notte calda si alzerà

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Ricordate la prima cosa che vi ha turbato nella vostra vita, nel senso che vi ha fatto supporre che i corpi umani sono qualcosa in più che semplici vettori o apparati dedicati al gioco, allo studio e al riposo? Io no, ma ho quasi la certezza che sia accaduto a una festa per il conseguimento della maggiore età di una ragazza inglese durante un temporaneo soggiorno in Malesia, precisamente a Labuan. Una festa a cui non ero stato invitato, ma che mi è stato permesso di seguire in tv a non ricordo quanti anni, credo una decina. Lei, di nome Marianna, fece l’ingresso d’onore nel clou della festa, vestita con un costume locale anziché in tradizionali abiti britannici, suscitando le ire dello zio ma, come ricorderete, accendendo la passione di Sandokan/Kabir Bedi. Ma non è stato l’unico, e a quanto ricordo dalle discussioni con i compagni di classe, non fui nemmeno io il solo, da questa parte dello schermo in bianco e nero. Nel mio precoce realismo, non ero affatto geloso di condividere i miei turbamenti con così tanti coetanei. Ma questa sera si è chiuso un cerchio. Finita la cena, abbiamo rivisto con piacere, mia moglie, mia figlia e io, proprio quell’episodio, dopo che le avventure della Tigre della Malesia avevano stimolato la curiosità della piccola e non solo: la componente maggiorenne della famiglia era curiosa di ripercorrere quello che fu uno dei maggiori successi televisivi della nostra infanzia. E onestamente non ha deluso le aspettative. A parte la bravura di attori del calibro di Adolfo Celi, ho rivisto a più di trent’anni di distanza l’ombelico scoperto di Carol Andrè, scena di cui avevo pure la figurina appiccicata sul diario e sulla quale stavo ore a rimuginare, spinto da elucubrazioni sul perché esistano individui così diversi della stessa specie animale. Non ho ben chiaro il finale della storia e, quindi, dello sceneggiato, vedremo le ultime puntate domani sera, ma se non ricordo male, le cose per l’oggetto dei miei desideri di allora non si mettono molto bene, dopo l’epidemia di colera. Non so se resisterò a seguirne ancora la triste uscita di scena, e a dover sopportare, una seconda volta, lo stesso trauma.