poteva andare peggio, poteva finire tutto e invece

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Non c’ho tanta voglia quest’anno di fare la mia top ten. Da una parte sono stato, musicalmente parlando, piuttosto distratto. E me ne sono reso conto proprio ieri, dando un’occhiata alle classifiche della redazione di Ondarock e, qualche giorno fa, a quella di Inkiostro. Il fatto è che mi sono perso il 99% dei dischi che occupano la vetta delle loro liste. Dall’altra non mi sembra che ci siano stati album particolarmente significativi, e scorrendo gli appunti che ho preso qua e là, in effetti non c’è stato granché. Doveva uscire il nuovo dei The National, poi invece boh. Quello di M.I.A. è stato procrastinato al 2013. Quello di Paul Banks, uscito poco tempo fa, è assolutamente perdibile. Così, per colpa sua, la palma del disco ricorsivo più interessante dell’anno va invece a No One Can Ever Know dei Twilight Sad, roba che gli Editors hanno già fatto cinque anni fa e che i Joy Division pure molto prima, ma lo sapete che quelli come me ci cascano sempre con chi suona new wave, quindi meglio togliersi subito le scelte più scomode e meno popolari.

Sul fronte cantautoresse, per usare un termine consoliano, mi è piaciuto molto Tramp di Sharon Van Etten, lei è molto minimal quanto caruccia e poi nel disco c’è lo zampino sia dei Walkmen che di qualcuno in quota National. E, a proposito, lo stesso Heaven dei Walkmen bah, non è che abbia fatto breccia nei miei ascolti. Una delle cose più interessanti uscite quest’anno invece è senza dubbio I predict a graceful expulsion di Cold Specks, una voce davvero incredibile per un disco che ho consumato (per modo dire, e potete immaginare il perché) a furia di ascolti, mai sentito nulla di più evocativo. Ancora sul fronte femminile c’è stato il nuovo di Santigold, ovvero Master of my make-believe, un disco divertente ed estremamente variegato come il suo precedente, cioè ricco di spunti, di stili e di generi. Nel 2012 ha visto la luce anche un nuovo episodio solista per Jason Lytle, ovvero l’ottimo Dept of Disappearance, molto più Grandaddy del precedente.

Comunque, se dovessi sceglierne uno su tutti, non avrei dubbi per il suggestivo Rispah di The Invisible, che quando l’ho sentito mi sono chiesto da dove venissero questi, con il loro suono così matematicamente intelligente ed elaborato, indie rock ai confini del progressive. Niente male anche, per rimanere nell’ambito della musica cerebrale, With us until you’re dead degli Archive, che si ostinano con successo a rinnovare i canoni del trip hop oramai a quasi vent’anni di distanza.

E chiuderei questa carrellata con qualche pezzo sparso che avrà seguito, speriamo, nell’anno che verrà (cit.). Intanto sono uscite due canzoni nuove dei Blur insieme a qualche dichiarazione e a una reunion live che può darsi che porti a qualcosa di buono. Poi, giusto per saltare di palo in frasca, è stato pubblicato un EP di Azealia Banks, e se avete presente possiamo dire che ci sono più motivi per apprezzarne l’arte, una manciata di canzoni che precedono il long playing in uscita a breve. Quindi un succulento assaggio di quello che sarà il nuovo lavoro dei The Foals, ovvero questo Inhaler che sembra preannunciare una conferma all’altezza del materiale precedente. Infine, anche se non si tratta certo di roba nuova, il tributo che quei granduomini dei 2manydjs hanno reso a David Bowie, mettendo in fila e a tempo praticamente la storia della musica degli ultimi trent’anni con un video che ci ha commosso non poco.

Vi lascio allora ai prossimi dodici mesi con il pezzo che, tra me e mia figlia, in casa plus1gmt si è ascoltato di più. E anche il video non è male. Attendendo l’album che siamo certi sarà al primo posto, l’anno prossimo. Che la puntina vi sia lieve.