bergamotto

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Sono in treno come ogni mattina quando sento un profumo familiare che mi riporta alla mente ricordi lontani, i rumori sordi della spiaggia quando ti addormenti sotto il sole e ti risvegli intontito dal caldo per il bambino che piange, per i ragazzi che gridano vittoria a beach volley, per la canzone stra-nota che parte dal juke-box. È l’odore di una crema, intravedo il contenitore con la coda nell’occhio, probabilmente la marca non è la stessa di allora, chissà se quel prodotto esiste ancora. Ma la fragranza è analoga. Nel sedile a fianco al mio vedo una mano destra spremere un tubetto da cui fuoriesce una dose abbondante di crema che si deposita sul dorso di una mano sinistra altrettanto magra. Riposto il tubetto nella pochette, i due dorsi delle mani iniziano a strofinarsi vicendevolmente e il profumo satura quei pochi metri cubi d’aria che mi separano. Poi le mani si prendono l’una con l’altra, combaciano per i palmi, quindi il materiale si dipana tra le dita con una perizia che mi ricorda il corso pre-parto e le tecniche di massaggio sui neonati come modalità di comunicazione tattile tra genitori e figli. Ma l’immagine romantica e pregna di vissuto viene improvvisamente deturpata dalla reminiscenza di una coreografia di Lorella Cuccarini e penso che cosa mi viene in mente alle otto e mezzo del mattino. Le due mani richiudono velocemente il tubetto, il profumo gradatamente svanisce, o forse sono io che con la fantasia mi sono assuefatto.