pesci piccoli e pesci piccoli

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Che non è detto che siano meno dannosi dei pesci grossi, e vi giuro che mentre la concomitanza dell’altro post un po’ me l’ero preparata prima, questa è una pura combinazione anche se la notizia è di qualche giorno fa ma sarebbe stata perfetta per il primo di aprile, e io ne sono venuto a conoscenza solo oggi. Succede che dalle mie parti una pescheria puzzasse di evasione totale lontano un miglio, tanto che le Fiamme Gialle dopo un controllo hanno rilevato oltre 700 mila euro di introiti non dichiarati al fisco e circa 80 mila euro di Iva non versati all’erario. E a dimostrazione delle sue manchevolezze con l’Agenzia delle entrate, il commerciante aveva ottenuto pure un appartamento di edilizia agevolata a canoni ridotti, beffando quindi anche una famiglia realmente bisognosa. C’è da chiedersi perché il reato, che risulta esser stato perpetrato con continuità dal 2007, non sia mai stato accertato prima. Di certo non si può dire che il tema della gravità dell’evasione non sia salito di priorità negli ultimi tempi. Sarà cambiato davvero qualcosa?

pubblico ludibrio

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Se siete un’amministrazione pubblica e i soldi sono quel che sono, la scelta di come utilizzarli intevitabilmente finisce per penalizzare qualcos’altro. Magari bisogna togliere l’amianto dal tetto di una scuola e ha priorità uno, poi occorre garantire assistenza a una famiglia bisognosa e la priorità è ancora uno, insomma la priorità dovrebbe essere la uno per tutti e alla fine un buco in un muro della palestra della scuola media e un canestro piegato da qualche bulletto di quartiere, che ha anche squarciato la rete per compensare con la stima degli amici il vuoto che ha casa, finisce in secondo piano. Nessuno vuole pagare le tasse, nessuno sistema il bene comune, non c’è scampo. Non ero mai stato a Trezzano sul Naviglio, questo è il ricordo che porto a casa.

pagherete tutto

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Marco e Stefania – due nomi di fantasia – abitano nel mio stesso quartiere, li conosco per via della scuola, la loro primogenita è stata compagna al nido di mia figlia. Marco fa l’artigiano in proprio, lavori di edilizia di interni come pavimenti e pareti, Stefania per lo più è casalinga e accudisce i tre figli anche se prima di avere il terzo ha ottenuto qualche lavoretto a tempo determinato part time. Marco e Stefania non sono sposati, la scelta dello stato civile dipende ufficialmente dalla loro visione della famiglia, in realtà dalla loro visione dello stare al mondo.

Marco infatti mantiene tutt’ora la propria residenza nella casa in cui ha vissuto prima di incontrare Stefania, un appartamento di edilizia popolare concesso ad un affitto più che irrisorio. Stefania così risulta a tutti gli effetti una ragazza madre, ottenendo benefici sul mantenimento dei figli, sulla loro istruzione, sulla sanità e sui servizi pubblici in genere che altrimenti, visto il reddito del marito, reddito effettivo e non dichiarato, dovrebbe pagare. In questo anonimato civico la sua quota è invece redistribuita sulle nostre tasse. Inutile entrare nei dettagli del reddito di Marco, il quale lavora senza interruzione vista la proliferazione di richieste di interventi di ristrutturazione di interni, ma, almeno fino ad oggi, rigorosamente in nero, consentendo a sé alla sua famiglia un tenore di vita al riparo da problemi. Non si fanno mancare nulla, insomma. Quindi oltre il danno, l’evasione totale recidiva, anche la beffa, contribuenti irregolari che sottraggono risorse alla collettività non avendone diritto.

Ora, a proposito degli efficaci controlli a tappeto incrociati tra Guardia di Finanza, Ispettorato del lavoro e Inps sui commercianti, le comunità come la nostra, quella composta da soggetti fisici involontariamente trasparenti al fisco, attendono un analogo intervento altrettanto efficace nei confronti dell’altra comunità, quella dei soggetti giuridici volontariamente usi al sommerso. Considerando infatti il settore in cui opera Marco, la percentuale di operatori nella mia rete di conoscenze che non si fa scrupolo di danneggiare lo Stato e, di conseguenza, me, credo sia vicina al 100%. E, in tutta onestà, non saprei dirvi se provo maggiore fastidio per i grandi evasori, quelli dei capitali in Svizzera o delle Isole Cayman, o per Marco e Stefania e gli amici loro che dal basso, come un fenomeno carsico, sono stati tra le principali cause dello sgretolamento della stabilità stessa della convivenza civile, facendo venir meno la principale piattaforma su cui essa si appoggia. Sempre che lo si possa dimostare.

unhappy hour

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Oggi tutto sembra essere tornato alla normalità, dopo la pausa estiva. L’aria torna a essere irrespirabile, per esempio. Ora, di Milano tutto si può dire tranne che ci sia l’aria buona. Ma oltre il danno, la beffa è la fragranza e le sue sfumature che ogni giorno siamo tenuti a cogliere, tanto che in casa è quasi meglio tenersi l’atmosfera viziata dell’alba piuttosto che spalancare le finestre allo smog nelle sue varie essenze. Effluvi chimici all’inconfondibile flavour di letame misti ai gas di scarico, un mix la cui risultante stamattina non era nemmeno troppo spiacevole. Ricordava il Vernidas, la vernice protettiva con cui da bambini mettevamo fine alle nostre inconfondibili creazioni di plastilina alle elementari. Insomma, tutti si sono rimessi in moto, anzi in macchina, ed è un segno che inesorabilmente stiamo tagliando i ponti con l’estate. Ma qualcosa di diverso da prima c’è.

Uno dei numerosi bar dell’isolato, quello all’angolo, non ha riaperto dopo le ferie. Il cartello che informava della chiusura estiva è stato sostituito da un avviso della Polizia Tributaria, che ha messo i sigilli alle serrande e la cui rimozione viola la legge tanto quanto i gestori o i proprietari dell’esercizio pubblico che qualcosa, per essere soggetti a indagini, devono pur aver combinato. L’annuncio dei finanzieri spicca nella sua sobrietà sotto l’insegna colorata del suddetto bar, il cui nome in lingua spagnola richiama luoghi esotici, divertimento, tapas a volontà, quel matto di Pablo che balla sui tavoli e altri ameni luoghi comuni caraibici. Il palazzo, con quella saracinesca chiusa in uno scenario che ha ripreso la sua consueta vivacità feriale, sembra ora orbo da un occhio, ricorda un volto con una benda nera come Moshe Dayan, un corpo con una ferita ricucita male, una bocca tappata forzatamente.

Gli ex consumatori abituali del caffè prima di mettersi al lavoro e del cappuccino con brioche alla crema gonfiata nel microonde, ma anche gli sbevazzoni che, madidi di sudore dopo una giornata al pc, si alternavano in giri di aperitivi alcolici, si avvicendano nella lettura di quella sorta di necrologio, si chiedono cosa sarà mai successo, tutti i giornali parlano di lotta all’evasione, vuoi dire che hanno cominciato proprio da qui? Ma no, hai voglia a far entrare in vigore la manovra. E la vita continua, dai andiamo al bar più avanti, oggi tocca a me pagare, dice l’avvocato con i suoi assistenti, e via con il Giornale sottobraccio. Inizia una nuova stagione, ma la serranda resta giù a coprire le vergogne di scontrini mai battuti, camerieri mai messi in regola pronti a far finta di essere clienti in caso di controllo, occasioni di ristorazione perdute, di pause che ora chissà dove si consumeranno. Sì, è mio, no grazie, lo prendo senza zucchero.