ci vediamo prima o dopo il temporale di oggi?

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Tra le varie sole del nuovo secolo e degli ultimi anni, in aggiunta a tragedie del calibro di un mondo senza David Bowie, una classe politica che non vale nemmeno lo sporco delle unghie dei piedi di quella della Prima Repubblica, il fatto che molti di noi me compreso non hanno più trent’anni e ci sono scarse possibilità che a ciò vi si possa porre rimedio, metterei nella top ten anche la macro-sola del cambiamento climatico a cui la nostra area geografica è soggetta. Non tanto perché qui in Italia ormai sembra di essere in Africa di vent’anni fa e non solo a causa dei flussi migratori, mi riferivo ovviamente alla temperatura media più alta, ma perché il meteo è diventato di una prevedibilità ammorbante. Le stagioni o almeno quelle due che sono rimaste (un dramma per gli estimatori di Vivaldi e per i pizzaioli) sono sempre più la fotocopia di quelle dell’anno prima, per non parlare dei giorni. Qui a Milano ormai siamo in un eterno format a loop in cui ti svegli la mattina quando fa fresco ed è velato, poi arriva il sereno e il caldo del giorno fino al rannuvolarsi del primo pomeriggio, a cui segue un peggioramento delle condizioni con nubi scure e minacciose che, in concomitanza con la fine dell’orario di ufficio – almeno del mio – scaricano tutto il loro livore temporalesco con goccioloni a mitraglia che in quattro e quattr’otto trasformano il rientro a casa degli impiegati in un trekking avventuroso comprensivo del guado di più corsi d’acqua tropicali. Il tempo di inzaccherarsi le scarpe estive per bene e poi attacca con la pioggerellina che non sai mai se peggiorerà oppure no e se c’è spazio per andare a correre prima di cena. Dopo il tramonto non si sa bene che cosa succeda a meno che non facciate lavori notturni, ma poco importa perché al risveglio, il giorno dopo, riparte tutto uguale al giorno prima nemmeno vivessimo in un film con Bill Murray. Il guaio di questo ripetersi è che annienta il trascorrere del tempo creando un unico giorno lungo per tutti i trenta giorni di giugno fottendoci un mese di estate, di vacanze, di conversazioni all’aria aperta all’imbrunire, di gitarelle in bici e soprattutto di equilibrio psicologico. A me girano i maroni, sono sempre depresso e nervosissimo, mi vien voglia di spaccare tutto e di mandare affanculo chiunque soprattutto la mia vicina di scrivania che al telefono ha un volume di voce inumano. Quindi, per il bene vostro e mio, datevi da fare e inventatevi qualcosa che porti il bel tempo che si meritano soprattutto i nostri ragazzi che hanno appena finito la scuola. A proposito: l’elenco dei compiti delle vacanze fricchettone (camminare in riva al mare, ballare, innamorarsi, bere come delle fogne, shanti, buona vita ecc…) aveva già rotto il cazzo l’anno scorso, grazie.