il primo giorno del mondo

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Tra tanto pop emerso grazie alla laboriosa industria musicale italiana, che su quel fronte non si può certo dire sia mai stata con le mani in mano, anzi, stupisce il fatto che un gruppo come i Delta V non abbiano mai raggiunto vette di popolarità per le quali avevano tutte le carte in regola e qualcosina di più. Anzi, le ragioni di questo vanno forse proprio ricercate nell’eccessiva raffinatezza per i palati anestetizzati del pubblico di riferimento e di alcune anomalie alle quali il nostro mercato non era sicuramente pronto. Intanto l’assenza di una cantante fissa, ne hanno cambiate tre per cinque album. Poi il fatto di puntare spesso su cover come singolo radiofonico, un prodotto di elevata qualità ma dal ciclo di vita brevissimo perché poco rassicurante, lo sapete che rapporto di odio-amore hanno gli italiani con il loro passato. Tutto bello, ma meglio passare ad altro. Quindi il fatto di strizzare l’occhio al circuito underground, troppo “choosy” per mescolarsi con la semplicità armonica delle loro composizioni, e lungi da me qualsiasi accezione negativa di ciò. E so che  in molti storcono il naso a sentire solo parlare di loro, mentre a me sono sempre piaciuti molto soprattutto per la componente elettronica, per la scelta dei pezzi da rivisitare – su tutti “Un’estate fa” in quella bellissima versione semi drum’n’bass – e per il gusto che hanno sempre dimostrato. Poi chissà cos’è successo, peraltro l’ultimo disco “Pioggia Rosso Acciaio” offriva numerosi spunti interessanti ma è passato praticamente inosservato. Non mi stupisco, visto il posto in cui abitiamo. Così, cari Bertotti e Ferri, da qui lanciamo un appello volto al vostro ricongiungimento. E, se devo scegliere una delle tre cantanti, insisterei su Lu Heredia, ma non me ne vogliano le altre due, entrambe superlative. Questa è una delle loro composizioni che preferisco. Sì, lo so, sono un po’ commerciali, ma non si vive di solo indie.