l’ossessione dell’arcobaleno

Standard

Mai come ora è il momento di fermarsi a tirare le somme di quante risorse sono state impegnate, quanto tempo è stato dedicato nella storia dell’uomo, quanto sangue è stato versato e, prima, quanto odio è stato proferito. Quanti libri sono stati scritti, quante interviste strumentalizzate, quanti voti durante le campagne elettorali si sono spostati con leggerezza, quanti cortei organizzati, quanti milioni di persone hanno partecipato a manifestazioni e quanti diritti sono stati lesi. Quante accuse sono state lanciate, quanti scandali sono scoppiati, quante figure pubbliche hanno visto usurparsi la loro dignità.

Ma anche quanti ci hanno costruito la loro fortuna sopra, quanti si sono ritagliati un ruolo di opinion leading, quanti sono riusciti a catalizzare i vuoti di rappresentanza altrui. Quanti segreti sono stati tenuti, quante situazioni personali sono state vissute scomodamente, e soprattutto quanta ipocrisia è stata versata per le tante volte in cui tutti sapevano ma nessuno lo ammetteva. Quante occasioni sono state gettate, quante battaglie sono state perse a discapito di guerre che potevano essere vinte e viceversa, quanti acronimi sono stati ideati.

E quanti film, quanta letteratura, quante canzoni e con quante parole d’amore, di risentimento, di gelosia, di nostalgia, di rimpianti, di rabbia, di gioia. Abbiamo persino elaborato nel tempo tutto un vocabolario apposta pieno di sinonimi soft e politically correct, di eufemismi, di circonlocuzioni, pratica per la quale noi italiani siamo diventati campioni mondiali, d’altronde nelle nostre fila giocano i fuoriclasse oriundi provenienti da Città del Vaticano. Non a caso, quanti persino ne fanno un fondamento del loro credo religioso, un bonus determinante per una ipotetica classifica in una visione escatologica, persino un virus contagioso tanto quanto una malattia esotica, una deviazione della personalità che ti viene con la crescita e dalla quale si può guarire. Quanti hanno dovuto farlo sapere malgrado non ci fosse nulla di che dichiarare, quanti invece vorrebbero gridarlo al mondo ma non possono nemmeno sussurrarlo.

Per quanti è invece assolutamente indifferente, persino ridondante da sottolineare e si stupiscono che ci sia bisogno di boicottaggi, di class action, di referendum, e che ci siano persino partiti e movimenti politici che si spaccano in due e si giocano la credibilità su questo come se fosse un fattore in grado di cambiare l’economia, l’ambiente, la società più della lotta all’evasione fiscale, il costo del lavoro, la precarietà, la scuola pubblica, la malasanità, l’analfabetismo delle masse.

E quanto tutte queste cose qui insieme forse in parte invece c’entrano, se ogni giorno c’è gente che ancora discute considerando come insindacabile metro di giudizio nei casi in cui due persone si amino, si concedano una storia, decidano di sposarsi, avere figli o anche solo crescerli o solo farsi gli affari propri sotto o sopra le lenzuola, ecco in tutti questi casi, che già non dovrebbero riguardarci, in tutti questi casi ditemi voi che differenza fa di quali organi sessuali queste persone sono dotate.

papale papale

Standard

Le opinioni degli impiegati della sede centrale e delle filiali di quella organizzazione che per semplificare chiamerò Chiesa mi interessano poco o niente. Non sono rappresentanti dello stato in cui sono nato, non fanno parte di un partito a cui sono iscritto, non sono una mia azienda cliente. So che fanno di tutto per influenzare l’opinione pubblica e la struttura stessa della società cercando di distribuire gratuitamente i loro prodotti soprannaturali, i loro preservativi per coscienze e a volte ci riescono perché hanno una forza vendita agguerritissima, ma, ripeto, non mi scalfiscono nemmeno un po’. Trovo sacrosanto (mi si perdoni il gioco di parole) che, dato il loro statuto, parlino secondo i loro princìpi, e parlano ai loro – come chiamarli? Adepti? Fedeli? Stakeholder? Elettori? Non parlano a me, e non nego che il fatto che i media, anche quelli di mio riferimento, dedichino titoloni e spazio alle esternazioni di condanna su pratiche sessuali, etica, comportamento, modelli di vita, mi urti e non poco. Vendola pecca più di Berlusconi perché è omosessuale? Sì, può essere, anzi, è il punto di vista di una corrente di questa organizzazione, giusto che la pensino così se è in linea con i loro valori. Ma non considero l’organizzazione di cui sopra un referente autorevole addirittura degno di confronto con una qualsiasi autorità laica e civile. Una comunità come tante altre, ecco, con una serie di portavoce come tanti altri. E a me – ripeto – non interessano le loro opinioni, non è il caso quindi di indignarsi per ogni idiozia che si legge in giro.