alle calcagna

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A dieci minuti dalla partenza sarebbe già tornata indietro, il panorama dal pullman era tutt’altro che interessante e l’unico diversivo possibile era spostarsi verso i sedili in fondo come tutti. Ma l’ultima volta che aveva viaggiato dando le spalle al senso di marcia aveva sofferto, la nausea e tutte le conseguenze delle strade tortuose. Era passato un anno, ma meglio non rischiare. La fronte appoggiata al vetro, fuori l’autostrada e il paesaggio indefinito tra nebbia, oggetti in movimento e i riflessi da fuori, giocare con le pupille finché non fanno male. Ma dall’altra parte, il posto a fianco, sarebbe stato peggio. Era finita per caso vicino a una ragazza dell’altra sezione, chiusa nel suo bozzo fatto di kefiah e occhiali da sole, in una postura inequivocabilmente da sonno. Sperava nel ronzio dell’automezzo e nei brevi ma ripetitivi loop dei rumori, l’alternarsi dei guardrail e le barriere di insonorizzazione per i centri abitati, i veicoli in fase di sorpasso, l’asfalto drenante e i giunti sui viadotti. Da dietro, nella fessura tra i due poggiatesta, spunta una mano con una cuffia. Tieni, io faccio un pisolino, le dice il compagno di classe seduto dietro, che poi siede dietro di lei per davvero anche in aula, ma in prima superiore non ci si conosce per nulla e poi c’è quella cosa alla gola che non fa uscire nemmeno una parola. Non aveva mai posseduto un walkmen in vita sua, non aveva mai pensato nemmeno a farselo regalare perché la musica lei l’ascoltava con la porta chiusa della camera e le luci spente, la stessa cassetta ogni sera con cui prendere sonno. Per intuito capisce come si accende mentre l’amico da dietro le regola le cuffie sulle orecchie lottando con i capelli informi e i muscoli irrigiditi dall’imbarazzo e poi si getta a rannicchiarsi nel suo sedile. Qualche secondo e inizia un pezzo, nella fessura trasparente si legge una parte dell’etichetta della Tdk C90 scritta in corsivo a pennarello blu in cui si intuisce solo una parola che finisce per “dinista”. Rimane a bocca aperta, si gira per dirgli qualcosa, ma lui dorme già.