la effe, ecco dove voglio andare in vacanza

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Il caso de “La effe”, la tv della Feltrinelli che potete trovare sul canale 50 del digitale terrestre, è una piacevole eccezione nella babele di inutilità televisive a cui siamo soggetti da quando le trasmissioni analogiche sono definitivamente terminate. A parte le nuove Rai – che non si spiega come possano far parte della stessa emittente che fa la metà dello share nazionale con cose tipo il Festival di Sanremo – come avrete provato sulla vostra pelle la grande truffa del digitale terrestre ci ha fatto ricredere sul ruolo dell’infotainment gratuito o, più in generale, sul fatto che possa esistere una proposta di qualità al di sotto della tv a pagamento. Nel senso che no, la risposta è no: a farsi tutta la rassegna dei canali disponibili c’è da mettersi le mani nei capelli, per chi li ha ancora. Invece su “La effe” potete stare sicuri che a qualunque ora voi accendiate il perfido apparecchio televisivo difficilmente vi verrà voglia di cercare alternative o di spegnere tutto, se vi siete messi in panciolle con la precisa volontà di mettere in stand-by il cervello, o anche se cercavate un tranquillo sottofondo per la pennichella.

Ora, a parte i “Racconti dalle città di mare”, il programma che seguo con maggior interesse è “Senza prenotazione” di Anthony Bourden, in cui superata la diffidenza che giustamente si deve provare verso i programmi in cui si mangia, si beve e si cucina e che hanno rotto abbondantemente il cazzo, si può assistere a storie di persone e luoghi davvero avvincenti. Un giudizio che avevo anche prima della puntata a cui ho assistito l’altro giorno, interamente dedicata a Josh Homme, il cantante dei QOTSA che insieme a Dave Grohl ritengo essere una delle personalità artistiche più interessanti del panorama musicale statunitense, se non altro per il fatto di sapersi reinventare in modi diversi, talvolta imprevedibili, ma sempre piuttosto geniali.

Vedere Josh Homme all’interno del suo ambiente – Palm Springs, Joshua Tree e altre desertiche amenità californiane – lo ha reso ancora più affascinante di quello che è. Ma in generale la capacità che ha “Senza prenotazione” e che hanno molti dei documentari trasmessi da “La effe” – se non vado errato sono per lo più produzioni canadesi e nordamericane – di rendere al meglio il rapporto tra i protagonisti dello storytelling e il territorio cui appartengono è impressionante. Le persone, il legame con l’ambiente che li ospita e ciò che restituiscono in cambio dello spazio che occupano: individui come industrie culturali che pagano il giusto tributo che la fortuna gli ha più o meno temporaneamente concesso, personalità che valorizzano il posto in cui vivono senza che i posti necessariamente traggano vantaggio in qualche modo e migliorino la loro reputazione. La natura, le città, il deserto sono e restano tali, sta a noi saperci adeguare ai loro ritmi: il caso di Josh Homme è il primo esempio che mi viene in mente, se conoscete “Senza prenotazione” sapete che cosa intendo. Da una relazione così impostata con il territorio abbiamo solo da guadagnarci.