dimmi soltanto una parola e io sarò salvato

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Mi hanno disturbato, cazzo. Mi hanno distratto da uno splendido ricordo che era la cover di Gioca Jouer che abbiamo cantato ieri sera mia figlia ed io prima di addormentarci. Stava ripassando grammatica in extremis, erano già le dieci passate, e ci è venuta in mente questa versione del celebre ballo di Cecchetto (alcune riflessioni su quel pezzo le avevo condivise già qui) dove le istruzioni sui passi e i movimenti le davamo usando il modo imperativo. Dormite! Camminate! Nuotate! Salutate! Fate l’autostop! Lavatevi! Suonate sta cazzo di campana! Era un ricordo molto bello, un passo importante nel rapporto genitori e figli.

Fino a quando mi hanno disturbato nel mio ricordare il Gioca Jouer prima con la loro conversazione, e subito dopo con quell’incongruenza grossa come una casa. Una ragazza di una bellezza rara, di quelle che siamo abituati a vedere alle tv o al cinema ma unita all’eleganza che hanno solo certi visi al naturale, senza un’ombra di make-up. E un ragazzo al suo fianco, sia nella vita – si tenevano per mano –  che in quel breve viaggio sottoterra, non nel senso degli inferi ma nel senso di una delle linee della metro milanese, durante il quale ci siamo trovati di fronte.

Si stavano scambiando pareri su un argomento che non riuscivo a capire. Poi lui le ha chiesto di controllare sui testi, lei ha fatto il gesto di estrarre dalla borsa un libro che mi aspettavo essere il codice civile, un manuale di medicina, un trattato di architettura, la critica della ragion pura di Kant e invece no. Era una specie di compendio di tecniche di proselitismo per Testimoni di Geova, scritto con un font e un corpo a prova di ipovedenti, alcune righe evidenziate con un pennarello verde, altre in giallo, qualche illustrazione di militanti alle prese con potenziali adepti consenzienti che volevo dirgli che quel loro testo si sbaglia, la realtà non è così, nessuno gli dà retta, oggi i Testimoni di Geova hanno quasi meno appeal di quelli di Lotta Comunista.

E soprattutto che i potenziali adepti di sesso maschile si sarebbero fermati ma solo perché scambiare quattro chiacchiere con una ragazza così bella è piacevole. Magari è per quello che l’hanno messa all’attacco, in fondo anche questo è marketing. Peccato però che noi  non siamo usi ad associare bellezza e avvenenza alla religione, che poi chissà perché non l’ho mai capito. Mi sono messo a osservare che cosa c’era di strano, anche se di strano non c’era niente. Non so. Vedo una come Camila Vallejo che fa politica malgrado sia bellissima e mi sembra del tutto naturale. Perché il luogo comune ci impone per convenzione modelli opposti, quando invece si parla di sette e superstizione?

venerdì santo

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“Non posso essermi sbagliato, ne sono arcisicuro”. I due ragazzini stanno davanti alla tv, il padrone di casa armeggia con il telecomando del videoregistratore per far avanzare velocemente una cassetta, fino a quando preme play e fa partire un noto adattamento televisivo della passione di Cristo, si vede la processione di guardie romane e gente comune salire verso la vetta del Golgota e in mezzo il condannato a morte con la sua croce sulla schiena. Poi sappiamo tutti come è andata, tanto che il ragazzino schiaccia ancora l’avanzamento veloce fino al punto in cui gli amici più stretti del defunto tolgono i chiodi e lo depongono giù. Ed è quello il momento decisivo. “Sono sicuro di aver sentito l’odore delle ferite”, dice mettendo il fermo immagine e indicando le future stimmate e i tagli nel torace causati dalle lance dei soldati per accelerarne il decesso. “Tutti questi buchi, una volta aperti, devono aver per forza emesso un odore”. L’altro fa di sì con la testa e si appresta a provare la stessa cosa, anche se ammette che difficilmente il nastro di una vhs possa registrare e riprodurre odori. “Probabilmente l’hai sentito solo tu e una volta sola”, gli dice poi al termine della proiezione, che non ha avuto l’esito sperato. “Un miracolo non si ripete a comando”.

non ci posso credere

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A un paio di isolati da qui c’è una chiesa che è talmente ben mimetizzata con l’edilizia residenziale che da fuori non la riconosci. Non c’è una facciata o un campanile, un sagrato che ne riveli la presenza. Si tratta di una costruzione moderna, chiaramente. Quando mi sono trasferito a Milano ci scherzavo su sul fatto che è più facile vedere da queste parti chiese di architettura contemporanea ed economica, poi se arrivi da una città che ha il centro storico più grande d’Europa con edifici religiosi millenari noti la differenza. A mia moglie dicevo cose tipo “bello questo gotico fiorito” di fronte a certe mostruosità in cemento armato di periferia che di sicuro non ti invogliano alla spiritualità. Perché trovo che ci sia anche questa componente estetica che ti avvicina a Dio. Arrivi a un punto in cui ti trovi disorientato e la tua vita ha bisogno di una pausa di riflessione, devi mettere in discussione il modo in cui conduci l’esistenza perché c’è confusione dentro di te, ti hanno detto che sei superbo e avaro, ti senti lussurioso e, come tutti, invidioso. Mangi e bevi e ti incazzi per nulla e poi subentra l’accidia e ne hai presi sette su sette, dei vizi capitali, che se ci fosse un concorso a premi tipo turista a vita ultraterrena avresti già vinto. Così ti leghi i capelli in una coda, indossi la camicia bianca e pulita perché allo specchio è così che ti senti in grado di ispirare fiducia e decidi che da oggi andrai a messa tutte le domeniche, perché quel giorno lì, il giorno della svolta, del nuovo inizio, è un dì di festa. Seduto sui banchi di legno della chiesa che dicono sia stata fondata nel 1049 – comunque è davvero la più antica – guardi ad uno ad uno le facce dei santi e dei martiri negli affreschi mentre aspetti che il prete entri in scena. Poi la vecchina a fianco, inginocchiata, ti sorride ed è lì che ti accorgi che l’errore sta in quel modo che hai di concepire la fede-as-a-service, quando hai i momenti di sconforto acquisti una ricarica nella frescura e nella penombra di una navata tardo-romanica ma passano uno o due giorni e non accade nulla. Probabilmente invece occorre acquistare una licenza di utilizzo all’inizio, la vecchina è un power user e si vede nelle rughe di beatitudine e nella postura che la fede ha dato i suoi frutti. Ci vuole tempo.

Invece, nella via qui sotto, se un giorno a qualcuno venisse la folgorazione mistica non riuscirebbe a portare a termine la conversione perché non troverebbe la chiesa, in cemento e mattoni rossi come i palazzi a fianco. Una volta una signora, per strada, mi chiese indicazioni. Sa dove trovo la parrocchia di San Luigi? Credo sia l’unica di questa via ma non la vedo, mi disse. E le confermai che aveva ragione, anche io l’avevo scoperto per caso perché una mattina c’era un funerale e c’era la Mercedes delle pompe funebri parcheggiata davanti, un crocchio di parenti e amici con occhiali neri e vestiti scuri. E almeno un paio di volte al mese, con frequenza variabile, quando passo di lì incrocio i quattro incaricati al trasporto della bara e dei fiori, fumano una sigaretta mentre dentro si officia la cerimonia per il defunto. Stamattina invece c’erano due pullman turistici parcheggiati sulla strada in doppia fila con le quattro frecce alla faccia del traffico che, vabbè che siamo in estate ed è meno intenso, però c’era una discreta coda di automobilisti spazientiti dietro. I pullman si stavano riempiendo di ragazzini per una gita parrocchiale, gli educatori volontari riponevano gli zaini nel portabagagli sotto, una responsabile faceva l’appello chiamando a uno a uno i partecipanti. E in quei frangenti non ti puoi lamentare se sei dietro e hai fretta e non puoi superare la carovana ferma perché nell’altro senso di marcia continuano ad arrivare mezzi in movimento. Se provi a chiamare i vigili quelli danno ragione alla parrocchia e agli organizzatori, nessuno avrebbe il coraggio di multare una chiesa e mettersi contro la curia, no? A me era capitata una cosa simile una volta con un’ambulanza. Mentre i lettighieri erano saliti su per le scale a recuperare l’infortunato, l’autista, o, meglio, il pilota, si era messo in mezzo bloccando tutte le auto e soprattutto me che ero già in ritardo, in una strada stretta in cui sarebbe stato sufficiente mettersi un po’ meglio per non recare nessun problema agli altri. E uno dei volontari, dopo che mi ero lamentato del loro modo di fare le cose, si era anche risentito e mi aveva detto di chiamare pure i vigili, sentiamo il loro punto di vista. Per questo nessuno poi si lamenta. E alla fine i pullman sono ripartiti e i genitori si sono dispersi in gruppetti mentre l’addetto alla manutenzione iniziava a innaffiare le fioriere lungo il marciapiede.

casa e chiesa

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Il dibattito interno si sviluppa a margine di una fase conoscitiva, una sperimentazione, un bambina che vuole provare l’esperienza della messa. Sì, proprio quella, la messa della domenica. Malgrado il clima devaticanizzato che si respira in famiglia c’è qualcosa che stimola la sua curiosità, sarà il profumo dell’incenso o sarà il fatto che si tratta di una manifestazione di massa, l’attrattiva del rito corale che ha un forte ascendente sui nostri figli. Non si spiegherebbero i balli di gruppo, ripetere preghiere all’unisono e seguire i gesti di un officiante più o meno è la stessa cosa dell’animazione al campeggio. Che poi sono gli stessi aspetti che invece a me rendevano invisa la funzione e le riunioni in oratorio, muoversi tutti uguali mi fa sentire un po’ ridicolo e non perché voglia distinguermi a tutti i costi, è proprio l’estetica della manifestazione di insieme che mi provoca un disagio, il che vale tanto per gli slogan ai cortei quanto nei canti da gita in pullman. Ma tornando al casus belli, oggettivamente non è un problema avvicinarsi all’ambiente dell’oratorio, dalle mie parti non ci sono molte alternative e tra i tamarri che passano il tempo al parchetto a sputare per terra e fare i bulli preferisco l’impegno tra i fedeli. Anzi, la mia pianificazione prevede addirittura l’ingresso negli scout dell’Agesci. La stessa squadra di pallavolo in cui milita mia figlia fa parte di quel complesso parrocchiale. E una mozione interna alla discussione fa emergere il fatto che se da sempre si fosse perseguita quella scelta molte complessità si sarebbero semplificate naturalmente, è molto più comodo per i grandi fornire risposte alle domande esistenziali dei bambini con il filtro della fede piuttosto che lasciarli in pasto all’agnosticismo e al razionalismo fin da piccoli. Conoscere i nomi dei posti da cui si proviene e dove ci si ritroverà dopo consente una certezza di fondo rispetto alla nozione di nulla e di vuoto, di certo la visione escatologica è più elementare. E sappiamo tutti l’importanza del racconto fantastico e della fiaba a quell’età, no? Nel frattempo prendiamo tempo e vediamo se la richiesta si ripeterà anche domenica prossima, e anzi c’è qualche notaio in sala che sa come si fa a diseredare un figlio?

ora et labora

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Il mio collega mi fa notare il video istituzionale in loop sul monitor LCD. Siamo in una reception davvero niente male per essere una reception e fuori c’è il nulla, una via fatta di giganteschi parallelepipedi come questo che, tra tutti, è anche il meno peggio visto dall’esterno. E appena si schiudono le porte a specchi dell’ingresso si spalanca un ambiente di benvenuto che pensi che magari sia così passare dal purgatorio al paradiso, percorrere una via senza nome della zona industriale rigorosamente su un mezzo di trasporto privato perché a piedi nel migliore dei casi inciampi nel pessimo manto stradale, nel peggiore ti investe un autoarticolato. E quando hai espiato le tue colpe parcheggi e oltrepassi la soglia della beatitudine, musica e receptionist, divanetti rossi, area ristoro e parquet figo, dipendenti dal look omologato e hot spot wireless per connettersi gratuitamente mentre aspetti il tuo turno sgranocchiando uno snack e ti chiedi come sia stato possibile sopravvivere a tutto quel grigiore là fuori e poi trovare la salvezza qui, in questo scampolo di santità.

Già, perché il video istituzionale in loop sul monitor LCD di cui sopra è il reportage dell’inaugurazione di una nuova sede della società in cui mi trovo, un evento che ha previsto anche la benedizione del parroco della zona di pertinenza. Il prelato, ripreso in campo lungo, sbriga la sua pratica celeste al cospetto di quadri e operai, tutti con un calice meno amaro e più frizzante in mano di quello previsto dal rito, pronti a inaugurare quel futuro posto di lavoro con l’avallo di un ambasciatore di uno stato straniero, il Vaticano. Questo per dire che si parla sempre di scuole laiche e di istituzioni secolarizzate, e poi nessuno si cura del modo in cui la religione permea i luoghi di lavoro privati. Che essendo privati riflettono – giustamente – l’orientamento di chi li possiede e li gestisce, o cavalcano per puro opportunismo l’onda di organizzazioni ed enti limitrofi in ottica business, partner per i quali la professione di fede costituisce una vision ultraterrena tanto che non si vuole mettere a rischio la compiacenza di clienti danarosi. Gli stakeholder sono anche lassù, è un dato di fatto.

Mi sono capitati anche incontri di lavoro con manager che sfoggiano al bavero spillette dal logo inequivocabile, amministratori delegati usi alle opere in compagnia, per intenderci. Oppure culti mariani verticalissimi a seconda dell’ubicazione geografica, aziende in cui è raro imbattersi in uffici e scrivanie sgombre da sacre effigi. Per non parlare dell’immancabile pop star da Pietrelcina, il nume tutelare più trasversale in assoluto che vanta il record di iconografia esposta.

La funzione, nel video del vernissage, si chiude con l’aspersione di rito. I presenti sono ripresi in primo piano mentre dismettono l’espressione estatica e tornano alla loro dimensione corporea, magari anche smadonnando sul fatto che si debba assistere a momenti di preghiera mescolati a ogni attività quotidiana. Che poi una società benedetta abbia una marcia in più per uscire dalla crisi è tutto da dimostrare. O davvero la protezione dall’alto fornisce un vantaggio competitivo.

lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite

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In Italia lasciare i bambini fuori dalla Chiesa, dai sacramenti e dal catechismo non è cosa semplice. Nella classe di mia figlia sono in cinque, lei compresa, a non essere battezzati per esempio, ma tre sono musulmani. Quattro di loro fanno un’ora alternativa all’ora di religione, noi abbiamo pensato invece che comunque avrebbe potuto essere interessante per nostra figlia sapere di che si tratta, darle strumenti affinché possa decidere da grande, se vorrà, come comportarsi con la religione. Non si è rivelata una scelta oculata, perché non abbiamo tenuto conto del fatto che preparare la comunione, seguire i riti, i canti comandati, studiare la mitologia che sta intorno al cattolicesimo è oltremodo attraente per i bambini curiosi, categoria a cui mia figlia sembra appartenere. Tanto che più di una volta, e poche ore fa si è consumata l’ultima, ci ha chiesto perché non è stata battezzata e ci ha confessato che le piacerebbe seguire catechismo e preparare la comunione.

La motivazione ufficiale è che si trova in minoranza nel gruppo dei pari. Sono convinto non sia giusto forzare i piccoli a sentire la diversità come un valore, perché per loro è difficile sviluppare una maturità emotiva adeguata. O magari la sviluppano, ma i compagni di classe non sempre la capiscono. A noi sembrava peggio estrometterla dall’ora di religione, era come rimarcare in modo più accentuato una differenza culturale, tuttavia il problema si presenta con una certa ricorrenza.

Ma devo ammettere che parlare molto chiaramente, non mentire sulle proprie posizioni anche quando si pensa siano difficili da afferrare per i figli alla fine paghi. E non è stato nemmeno così complesso spiegarle perché non siamo credenti e praticanti, e soprattutto perché ci sentiamo così lontani da una comunità politica e spirituale che nega i diritti fondamentali alle persone omosessuali, portandole l’esempio di una coppia di amiche di famiglia, compagne di vita, che lei stima enormemente e che per lei sono più che zie. Perché vuoi far parte di una comunità che impedisce a loro di sposarsi, di adottare figli, di costruirsi una famiglia come la nostra, influenzando addirittura la legislazione e i poteri politici che potrebbero permettere tutto ciò? A sostegno della tesi le abbiamo mostrato gli esempi degli stati stranieri che, privi di un sistema di opinion leading interno come il Vaticano in Italia, possono difendere le coppie dello stesso sesso dai pregiudizi socio-culturali con l’informazione, con la cultura e, soprattutto, con la legge (ovviamente con terminologia adeguata all’età).

Non so, non nego che la cosa ci crei confusione, ma penso che sia un metodo vincente, alla lunga. Lei potrà comunque non privarsi dell’aspetto favolistico della religione, il Natale e tutto il resto, le feste che hanno un fascino indubbio e difficile da sostituire con un’alternativa altrettanto appagante. Ma se si ripresenterà il problema, sono certo che useremo gli stessi argomenti a difesa della nostra scelta. Per continuare la sana cultura cattocomunista di famiglia.

and her walkman started to melt

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Mi chiedo che roba le facciano ascoltare durante l’ora di musica. Mia figlia, a 5 anni, è tornata a casa dalla scuola materna canticchiando “il movimento sexy”. Mi sono informato: faceva parte di una sorta di intrattenimento musicale durante l’intervallo. “Perché usare il peggio della musica da ballo di gruppo da matrimonio per devastare il gusto dei nostri figli?”, ho pensato. In effetti, dotarla di ipod con una playlist personale ad hoc, per evitarle questi momenti, poteva essere una ottima idea. Peccato non esserci arrivato per primo.