senza voce

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Ogni tanto i gruppi te li piazzano nella tracklist del loro ultimo album e un po’ ti trovi spiazzato le prime volte perché non capisci il senso di inserire un brano senza la voce quando il cantante spesso è tutto in una band. Mi riferisco ai pezzi strumentali. A volte ti lasciano quel sapore agrodolce di un’esperienza interrotta, l’impressione è quella che manchi qualcosa o addirittura si tratti di riempitivi per completare lo spazio a disposizione soprattutto un tempo, quando era necessario riempire i solchi del vinile. Poi gli strumentali sono diventati vera materia prima per i campionatori e i produttori di musica elettronica e rap, si potevano sfruttare parti già pronte all’uso per digitalizzarle, scomporle e ricicciarle per nuove canzoni. Ma gli originali i gruppi poi non li suonavano nemmeno dal vivo, o magari li utilizzavano come sigla di apertura. Ce ne sono molti ed è un’impresa ricordarli tutti. A me piace molto questo “Someone up there likes you” dei Simple Minds tratto da “New gold dream”. Atmosfere da pioggia in macchina, con i finestrini chiusi naturalmente, un bel giro di basso di bordone e poi un cambio-refrain per riempirsi di beatitudine e crogiolarsi in malinconia ad libitum.