lo sapete cosa succede in questi giorni?

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Nel posto in cui sono nato a Santa Lucia la città si riempie di bancarelle che, quando frequentavo le feste di paese, vendevano articoli per il Natale e le feste a partire dalle statuine del presepe agli addobbi e agli immancabili botti per capodanno, ma sopratutto una marea di dolciumi e torroni. Si tratta di una di quelle occasioni in cui, almeno allora, vi parlo degli anni 70 e inizio anni 80, prima che la mia boria adolescenziale mi imponesse di disertare qualunque occasione figlia della tradizione, gli abitanti si riversavano in massa nelle vie del centro dimezzate in dimensioni proprio dalla presenza dei venditori ambulanti – se bazzicate Milano a Sant’Ambrogio o Immacolata sapete a cosa mi riferisco – senza contare che arrivvaano a migliaia anche da fuori. Una seconda caratteristica di questa Santa Lucia che conosco io è la pratica di darsi le botte in testa con manganelli di plastica che non so davvero che origine abbia. Da noi è (o era) molto diffusa e costituiva sempre un espediente per regolare i conti tra ragazzini e bande rivali (competizioni le cui cause sono semplicissime da individuare). Ora non so se vi partecipa ancora tutta questa folla e se al posto dei dolciumi e delle palline per l’albero ci sono i venditori di fuffa cinese, molto spesso intesa come dolciumi e palline per l’albero.

In altre città più a est è Santa Lucia a portare i doni ai bimbi, mica Babbo Natale o Gesù Bambino come siamo abituati noi di queste longitudini. Ma a me quello che mi piace veramente di questo periodo è che le giornate, come sapete, iniziano ad allungarsi. Non so se sia vero o se si tratti della solita credenza popolare, sta di fatto che ieri contemplavo la vista su Corso XX marzo dal mio ufficio a Milano e, alle cinque passate, c’era già un non so che di primavera. Sono corso subito a condividere questa emozioni con i miei sodali dei socialcosi. “Ma quindi le giornate si stanno già allungando”, ho scritto, quasi a chiedere una conferma retorica di un fenomeno che non so nemmeno se sia attendibile ma solo frutto di una percezione della natura e del tempo del tutto arbitraria e condizionata dal fatto che, come ogni anno, non siamo nemmeno a Natale e già ho campeggio e nave per la Sardegna prenotati per l’agosto della prossima estate. In queste condizioni si reagisce male alle dicerie su presunte tempeste di neve pari a quella dell’85 che stanno per mettere a ferro e fuoco, anzi, a gelo l’Italia settentrionale. C’è qualche grado in più, a dire il vero, e forse è anche per questo che le giornate si stanno allungando.

Il problema è però quando le giornate invece iniziano ad allargarsi, quando si riempiono di cose e di appuntamenti e di cibo e facciamo fatica ad attraversarle indenni fino al prossimo gennaio. Insomma, diamo una dimensione standard a queste giornate. Che siano sempre equilibrate il più possibile, in barba all’inverno che nemmeno è iniziato e che anche se le giornate si stanno allungando e c’è più luce che importa, se vivi in un posto in cui tutto ha lo stesso colore sempre.

né Kim Ki Duk, tantomeno Vivaldi

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So quello che pensate quando sentite un neonato piangere inconsolabile in un luogo pubblico e affollato: che il mondo è pieno di neo-mamme inadeguate. Bene, siete fuori strada e il vostro metro di giudizio è stato erroneamente influenzato dall’età della madre che sembra non saper come porre fine a quella situazione imbarazzante più per noi che per lei, che in quando donna e di età tanto giovane da poter essere celebrata in una canzone degli Specials – vi ricordate “Too much too young” quando dice “Now you’re married with a kid when you could be having fun with me”- ha tutto il diritto di vestirsi sportivamente succinta come fanno tutte le altre sue coetanee, che di prolificare non passa loro nemmeno nell’anticamera del cervello. Probabilmente l’essere seminuda non è il massimo della pudica comodità se devi chinarti, accucciarti, muoverti e allungarti per i reiterati tentativi di far cessare le lacrime filiali, pulire nasi e menti, sostituire pannolini e raccogliere ciucci. Ma il pregiudizio pervade l’opinione pubblica quando non ha di meglio da fare, d’altronde è l’estate stessa a non offrire granché. Siamo tutti per aria, ormoni compresi, e non perdiamo occasione per far notare l’insostenibile leggerezza del disordine esistenziale e professionale dei mesi a ridosso delle ferie rispetto al rigore – in tutti i sensi – e al metodo che ci si impone con la brutta stagione. I figli vanno a scuola, svolgono le loro attività – sportive e non – nel tempo libero, fanno i compiti. Ci sono orari da rispettare e ogni cosa ha un suo posto. C’è il buio prematuro che mette fine a ogni velleità sopra le righe. A luglio è tutto strano e disarticolato, ci sono persone che si portano in ufficio le selle delle bici perché nell’era dell’interoperabilità va di moda il furto di componenti da riciclare altrove. E volete sapere di chi è la colpa di tutto questo? La colpa è di Bruno Martino, che non è vissuto abbastanza a lungo da scrivere una canzone altrettanto adeguata per l’inverno. Pensate quante citazioni in più ci sarebbero su Facebook. Ma se siete in vena di frasi trite e ritrite da dedicare ai vostri contatti, siete sempre in tempo a riscoprire l’opera più celebre di Antonio Vivaldi, che dicono essere strumentale.