tutti uguali, tutti diversi

Standard

L’esperienza ci insegna che la standardizzazione è di destra mentre la customizzazione è di sinistra, tanto per applicare un sistema di categorizzazione bipolare e gaberiano, consentitemi il termine. Per questo probabilmente una certa vision politica di matrice socialista non funziona ora e non funzionerà mai, e ve lo dice uno che il partito più a destra che ha votato nella sua vita è la corrente di sinistra del PD, un record che infrangerò sicuramente alle prossime politiche sostenendo – ahimé – Renzi. Dicevo che alla resa dei conti si tratta di modello fallimentare perché richiede da una parte lo sforzo e la responsabilità del cittadino ad adeguarsi a uno standard, cosa che con le bestie che popolano l’Italia (di oggi e di sempre, ma di oggi sicuramente più di ieri) non si realizzerà mai, dall’altra richiede allo stato di parcellizzarsi in millemila esigenze per ovviare alla pigrizia sociale dei suoi abitanti che lo costringono a buttare via tempo, risorse e soprattutto soldi nel venire incontro all’analfabetismo civico e trarre furbetti o realmente deboli e bisognosi dagli impicci, quando invece dovrebbe badare a cose un po’ più importanti tipo spingere l’economia, ripulire l’ambiente, darsi un tono internazionale eccetera eccetera. Ma quella dell’auto-affermazione del sé, altresì rintracciabile alla voce coscienza, è una forma mentis che abbiamo proprio perché abbiamo una mente, per questo al di là del PD è più facile mettere d’accordo tutti con valori di facile presa come la figa, i soldi, il calcio. Al di qua, dove vive la gente che si è laureata in presunzione nella sua accezione positiva del termine, ché non è che a destra non siano presuntuosi ma c’è quella sicumera ignorante e testarda quindi cieca, di qua abbiamo invece la presunzione di avere sempre qualche cosa da aggiungere, dicevo al di qua ci si spacca in correnti e sub-correnti e micro-correnti e non solo tra i movimenti politici ma nella vita quotidiana. Voglio dire, si troverà sempre qualcuno più vegano o biologico o di nicchia degli altri. E se poi vai a studiare da vicino le aziende che funzionano, alla fine ti accorgi che dove si applicano sistemi di produttività basati su competenze e operazioni standard il risultato funziona, si diventa competitivi, si lavora più velocemente, ogni individuo è intercambiabile, i processi sono ottimizzati eccetera, a differenza di prima quando tizio faceva così, caio archiviava i dati sul suo file di Excel, sempronio seguiva l’iter più consono alla sua personalità. Quindi annullare il singolo va a vantaggio della massa, e mentre lo scrivo immagino te che leggi con la tua bella mascherina di v per vaffanculo, in senso grillesco, e che ti chiedi ma da dove viene questo stolto che scrive sta roba. La standardizzazione poi però si scontra sul campo con l’esigenza di dover ammettere delle eccezioni in alcune sue applicazioni pratiche, ciò suona come un controsenso ma così è e quindi addio processi ricorsivi. Non so, provate per esempio a stabilire degli orari, definire delle tempistiche, azionare un timer. Nulla di esistente e funzionante sulla terra spacca il secondo a partire dai sistemi stessi di misurazione del tempo, non ce n’è uno sincronizzato con un altro. Se una cosa dura x minuti e finisce all’ora y quando inizia in ritardo di conseguenza finisce dopo e può condizionare tutto il resto, di conseguenza occorre ammettere imprevisti e probabilità che nemmeno il monopoli. Lo standard quindi si rivela approssimativo. D’altronde è la vita in sé a non essere una scienza esatta.