non ci siamo mai sentiti così bene

Standard

Vedete questo livido sullo stinco destro? Ieri la mamma di Marika era seduta al mio fianco e, nel corso delle partite in cui sono state impegnate le nostre rispettive figlie che militano nella stessa squadra di volley, ha passato il tempo ad accompagnare ogni prodezza atletica o – peggio – ogni errore delle giocatrici con movimenti incontrollati. Spallate e unghiate sul braccio – in un paio di casi si è aggrappata nemmeno stesse per capitolare per terra – in fondo sono il meno: quando Marika ha preso una palla schiacciata con violenza dal centrale avversario alla mamma è partito un calcio che mi ha colpito la gamba e quindi, con una scusa, ho pensato fosse più salutare salutare, appunto, e spostarmi da lì. Non è una donna scortese, comunque. Dopo ogni contatto si è prodigata in mille giustificazioni e io, da uomo di gran classe qual sono, ho minimizzato la cosa. Fino a un certo punto, infatti, è stato addirittura divertente. Questa specie di transfert fisico di ciò che accadeva in campo era accompagnato da una gamma di emissione di versi involontari degna di approfondimenti. Non avevo mai conosciuto una persona così vulnerabile alla perdita di controllo, almeno non durante un evento sportivo. Ricordo un’amica molto posata che, solo e unicamente nel corso delle partite a carte, insultava pesantemente e con epiteti estremamente volgari gli avversari, soprattutto quelli baciati dalla fortuna. Ma il caso della mamma di Marika è differente. Alla barriera convenzionale che, nell’esempio testé riportato, traduce l’astio in ingiuria (rotto in culo! ma guarda ‘sta zoccola che carta che ha pescato!) qui nemmeno ci si arriva. Siamo nelle profondità ancestrali del genere umano, laddove si producono rumori dalla bocca (e per fortuna non dal corpo) come secrezione di sostanze emotive in eccesso. A me capita in momenti di particolare stress oppure durante quella manciata di secondi in cui ci si riprende dalla perdita dell’equilibrio cosciente e si ritorna in sé (per esempio dopo un atto di cui ci si vergogna terribilmente) di proferire versi o parole sconnesse e occorrerebbe un registratore sempre acceso per potersi studiare e capire di più il nostro inconscio. Con la bocca siamo davvero capaci di fare di tutto, battute a parte, e alle smorfie e ai toni che tradiscono le emozioni o anticipano le intenzioni o le parole dovrebbe essere addirittura una scienza a sé, una sorta di branca della psicologia. In questo senso il primato appartiene ai campioni del bluff, non a caso la mia amica che disintegrava le amicizie in meno di una mano a poker non è mai andata lontano.