no bambini, no party

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Un altro tema centrale della società contemporanea è che un sacco di bambini in età scolare, specie i compagni e le compagne di scuola di mia figlia, compiono gli anni con eccessiva frequenza. In una classe di 25 alunni non è infrequente che nel corso di un anno ci siano 25 compleanni e questo determina una occupazione militare di 25 pomeriggi, in genere baglioniani sabati pomeriggi, per mezzo di rumorose feste di compleanno.

Mantellini alle prese con le feste di compleanno. E si lamenta di dover presenziare a un barbecue in una casa in campagna. Tsk. Dalle nostre parti, Milano e dintorni ma soprattutto dintorni, un invito a una festa con barbecue in una casa di campagna è una ghiotta occasione ed è in grado di intercettare partecipazione con punte del 100%. Bambini con genitori, ma soprattutto genitori.

Prima di sviscerare la questione, un preambolo: la tendenza a festeggiare ogni minima occasione oramai è fuori controllo. Perché festeggiare significa invitare, partecipare vuol dire rinunciare alla libertà di passare il proprio tempo libero con chi si vuole e, soprattutto, non arrivare a mani vuote. La scala dei valori dell’evento parte dall’onomastico alle inizializzazioni sacre battesimo-comunione-cresima, in cui i parenti vestono abiti acquistati per l’occasione, pettinature improbabili e ci danno dentro con l’alcol. Il compleanno, tutto sommato, è il male minore: solo uno dei genitori ne viene coinvolto. Ma a botte di 20 euro per il regalo a volta.

Dalle nostre parti, Milano e dintorni ma soprattutto dintorni, le feste di compleanno si organizzano all’oratorio, nelle sale che altre associazioni laiche mettono a disposizione, più raramente, soprattutto quando i bimbi iniziano ad essere grandicelli, nelle abitazioni private. Perché alla fine tutti invitano tutti, e solo in pochi hanno dimore in grado di accogliere venti bambini/e. C’è poi chi ha la fortuna di aver partorito nei mesi primaverili, con conseguente organizzazione del party al parchetto. Il massimo è avere i figli nati in agosto, quando si è in vacanza da scuola e l’obbligo di ricambiare gli altri inviti decade per diritto naturale. Perché, è un dato di fatto, organizzare una festa per bambini è una discreta rottura di coglioni.

Non fraintendetemi. Adoro passare il tempo con i bambini, mia figlia e le sue amiche. Quando il numero è maggiore o uguale a 6, iniziano le difficoltà. Quando l’età è maggiore o uguale a 7 anni, le difficoltà si manifestano in toto. Perché finché erano in età prescolare mi divertivo a farle giocare, scatolina chiusa scatolina aperta, è arrivato un bastimento, un due tre stella. Da 7 anni in su bisogna pensare ad altro, ci sono quelle che civettano un po’, quelle altre che ne sanno più di te, e se mentre prima il gioco destrutturato poteva anche essere tenuto a bada, ora bisogna essere altamente pronti a contenere la noia che si materializza in anarchia. Così molti genitori scelgono la strada delle strutture organizzate. Paghi un tot a persona e il gioco è fatto, è proprio il caso di dirlo. Questo fino a quando i bambini non saranno grandi abbastanza da giocare alla bottiglia o, ancora meglio, farsi le canne in autonomia.

Il guaio è che, tra le strutture organizzate di cui sopra, la più organizzata, economica e in auge dalle nostre parti, Milano e dintorni ma soprattutto dintorni, è il McDonald, che non è un McDonald come gli altri, ma è un McDonald sito in una stazione di servizio in uno svincolo dell’A4. Un non-luogo che più non-luogo di così non potrebbe essere, troppo in autostrada per essere raggiunto a piedi e troppo a ridosso delle abitazioni per essere considerato un autogrill.

Così, oltre alle overdose di hamburger, coca e principesse Disney, dobbiamo, anzi si deve, visto che io mia figlia lì non ce la porto e spero non entri mai, fare i conti con il pubblico da non-luogo, gente di passaggio, avventori che non hanno mezzi di trasporto per recarsi altrove, avventori che sono venuti lì apposta con i loro mezzi di trasporto, avventori le cui mamme hanno scelto di delegare il divertimento del proprio pargolo, nel giorno del suo compleanno, a pedagogisti del calibro di Ronald McDonald. E poi non domandatevi perché c’è chi, da grande, sceglie di spaccargli le vetrine.

0 pensieri su “no bambini, no party

  1. Io, per un breve periodo della mia spensierata giovinezza, ho in effetti organizzato party di compleanno per bambini. Ovviamente lo facevo solo per il vile denaro, e devo ammettere che, nonostante ce la mettessi tutta nel visualizzare nella mia mente le banconote in arrivo per tutto il tempo della festa, alla fine non riuscivo proprio a trovare il lato simpatico della cosa. Erano sempre occasioni di una tristezza immane.
    Non so come farò quando avrò figli, in effetti. Credo che, per cominciare, farò di tutto per partorire in agosto.

  2. mi sembra l’idea migliore, così farà festa con gli amici del momento, a seconda di dove sarà in vacanza, magari ogni anno in un posto diverso

  3. I miei due figli: 18 agosto e 7 luglio…. evvvaiii!
    Feste rigorosamente in giardino oppure in vacanza, e te la cavi con una torta con gli amici conosciuti lì.

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