Il video tutorial sul taglio dell’ananas a barchetta ha funzionato alla grande. C’era però una forte motivazione di partenza. Ci tenevo a vincere il complesso di inferioritĆ verso i maschi alfa che la impiattano e la servono, a fine grigliata, con un’invidiabile coreografia. Quello sulla riparazione fai da te dei fornelli invece no. L’ho trovato inappropriato per la mia risibile dimestichezza con le attivitĆ manuali, ma a mia discolpa vi assicuro che ci vogliono competenze non comuni, a partire dalla perizia nel togliere tutte le viti intorno ai fuochi per sollevare il piano cottura e verificare se si tratta di un problema di magnete o di termocoppia. Se i fornelli sono vecchi ĆØ facile che le viti si disintegrino mentre provate a svitarle, anche con lo Svitol. Come faccio a saperlo? Ho mandato affanculo i tutorial e chiesto a un tecnico specializzato che mi ha consigliato, con quattro fuochi difettosi su quattro e a valle di vent’anni di onorato servizio, di sostituire il piano cottura senza pensarci su. Il tutto per trenta euro – il costo dell’uscita – pagato con un POS portatile. Tanto di cappello.
Il punto ĆØ che farsi insegnare le cose dagli altri, pratica che funziona da centinaia di migliaia di anni, ĆØ una strategia efficace, tanto per iniziare. L’apprendistato, poi, ĆØ vecchio quanto l’uomo ed ĆØ un processo di conservazione della specie che vanta innumerevoli tentativi di imitazione. La diffusione di insegnamenti punto-multipunto, infine, ĆØ il principio base della scuola. Il mix di queste tre tecniche più l’invenzione di Youtube ha compiuto un miracolo senza precedenti, tanto che chiunque può imparare in quattro e quattr’otto a fare qualsiasi cosa in qualsiasi momento apprendendone e mettendo in pratica gli algoritmi in qualunque parte del mondo erogati da qualunque parte del mondo.
Persino io che quando vivevo da solo mi nutrivo come un uomo delle caverne, grazie ai blog di ricette (prima) e i social network (dopo) posso considerarmi oggi un cuoco decisamente sopra alla media. A quasi sessant’anni posso tirare finalmente le somme di tutti i fallimentari tentativi di dedicarmi alla musica suonata, alla scrittura, all’informatica, alla corsa e persino a tutti i mestieri che ho praticato e in cui non mi sono mai trovato perfettamente a mio agio. PerchĆ© dietro ai fornelli – quando funzionano, sia chiaro – mi coglie un mix di sicurezza di quello che faccio, di coraggio di improvvisazione, di piacere per quello che preparo, di desiderio di portare a termine ogni procedura seguendo tutti i passaggi necessari senza mollare prima, il tutto senza annoiarmi mai, anche se devo impiegare ore per preparare piatti un po’ più elaborati. Oggi sono arrivato a quel livello in cui dedico tempo a cucinare anche quando mi trovo a mangiare da solo, ora che mia figlia ĆØ in Spagna per l’Erasmus e mia moglie difficilmente riesce a trascorrere a casa la pausa pranzo.
Quale migliore prova per sostenere che il cibo e la sua preparazione si sono evoluti in fenomeno di culto, se mi sono fatto coinvolgere anch’io. Ma ancora più messianico ĆØ il processo per cui anche la realizzazione di un panino con insalata, pomodoro e salsa di basilico (una specie di pesto ma senza i pinoli) come quello che mi sono preparato oggi a pranzo, ripresa e montata in un video divulgativo pubblicato come story su Facebook per insegnare a quelli come me come si fa (dalla grigliatura del pane in padella alla colatura dei residui del condimento per impregnare la mollica) diventa un rito religioso, con tutti suoi i gesti e il suo cerimoniale.
Non so però se avete notato una cosa. La liturgia della preparazione di questo o quel piatto, fateci caso, si conclude con lo stesso ite missa est. Lo chef assaggia – con un mix tra il sollievo di chi ha sperimentato la salvezza e la goduria di un orgasmo – ciò che ha cucinato, chiudendo gli occhi. Poi li riapre, masticando lentamente. Quindi emette il verso a bocca chiusa del piacere, o masticando ne amplifica a voce la portata e fa un gesto con le mani, avete capito quale, per sottolineare la bontĆ del risultato e la riuscita dell’esperimento proposto nella ricetta, anche se si tratta di panino con insalata, pomodoro e salsa di basilico.
Si chiudono tutti cosƬ, i video delle ricette. Vi sfido a trovarne uno differente. Un morso, un sospiro, un aggettivo di stupore a corredo, un gesto di piacere. I video sulle termocoppie o anche quello con cui ho imparato a tagliare l’ananas non si congedano dagli spettatori in questo modo.
Ma la mia ĆØ tutt’altro che una critica. Ai milioni di chef di tutti i tipi che pubblicano le loro ricette di tutti i tipi, io devo dire solo grazie, perchĆ© non hanno solo salvato la mia famiglia dalla routine, insegnando a me a cucinare e mettendo me in condizione di sfamare i miei cari con una certa qualitĆ e varietĆ . Essi mi hanno offerto – come a milioni di maschi in tutto il mondo – un nuovo ambito in cui esercitare il mio potere maschile di spiegare qualcosa al prossimo. Una nuova competenza che trascende il modo di tagliare l’ananas o di sostituire la termocoppia del fornello e di cui mi sento competente più di ogni altra cosa che più o meno so fare.
Ma se farò anch’io un giorno delle story sui social in cui vi spiegherò come si prepara un panino con insalata e pomodoro e salsa di basilico, vi prometto che, una volta pronto, alla fine lo addenterò – lasciandomi sbrodolare il condimento sul mio grembiule degli Idles – emetterò un grugnito enfatico di totale soddisfazione, guarderò in camera e esclamerò “mmmm, che merda”.