il gigante buono

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Tra la fila dei latticini e il Grande Corridoio Centrale da cui si dipanano tutti i settori, una vera e propria dorsale con cartelli di smistamento colorati e cataste di prodotti in promozione poste in prossimità dei corridoi tematici, si aggira un animatore camuffato da topo antropomorfo, una specie di Geronimo Stilton in giacca e pantaloni di velluto con una sproporzionata testa da ratto amichevole, per quanto possano comunque ispirare fratellanza i roditori comuni in un paesaggio antropizzato come quello qui intorno, perfettamente identico agli altri in cui sorgono i supermercati di periferia.

La persona che presta il movimento e la voce al topo con mani e piedi si aggira con un incedere che ricorda più il Santo Padre che un addetto all’accoglienza clienti. Che poi, obiettivamente, grandi e piccini trovano quel costume piuttosto respingente, ai limiti dell’horror, non meraviglierebbe assistere a una scena splatter in cui, ebbro degli odori di formaggi che esalano da ogni dove, il topo azzanna il primo acquirente che passa con il carrello il cui contenuto supera ampiamente i cento euro di spesa. Ecco, ricorda più il coniglione di Donnie Darko che un qualsiasi personaggio della letteratura infantile. Insegue i bambini che scappano e vanno a rifugiarsi dietro le gonne delle mamme tutte prese a comparare prezzi con costo al chilo, visibilmente a disagio nel mantenere un contegno volto a rassicurare i figli spaventati e increduli della mancata corrispondenza e conseguente delusione tra quanto possa essere tenero un animale dalle sembianze umane visto alla tv rispetto a incontrarlo dal vero.

Una bambina dal volto rossastro e lunghe trecce, in tuta-pigiama e pantofole, sembra meno disorientata dal discutibile intrattenimento offerto dal supermercato. La madre, anche lei in pantofole e una gonna dai colori sgargianti, un capo d’abbigliamento piuttosto tipico che solo i nomadi riescono a indossare e che ci si domanda di che marca siano e quali negozi le mettano in commercio, continua la sua scelta di prodotti con l’etichetta “prezzo discount”. Il padre, poco più dietro, è visibilmente ubriaco e si è appisolato in piedi, con i gomiti appoggiati al carrello e blocca parzialmente il passaggio, tanto che la scia di clienti che deve passare è costretta a spostarlo più a lato, mentre lui continua indisturbato nel suo stato catatonico.

Di fronte, dove inizia il reparto dei vestiti, un uomo sembra molto interessato agli sviluppi di quella spettacolare quanto involontaria coincidenza di eventi ma viene distratto da un articolo in vendita, una maglietta per ragazzine bianca con una scritta in pailettes rosse, “I love my blog”, con la o di love dalla forma di cuore, e pensa che non avere una macchina fotografica sempre a disposizione, nemmeno nel cellulare, a volte impedisce di cogliere e documentare le occasioni migliori.

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