oh no, l’ennesimo post sul telelavoro

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Ieri mi hanno portato fuori per pranzo al Pollo Campero del centro commerciale Torri Bianche di Vimercate, questo perché i miei clienti sono differenti dai vostri che invece vi fanno perdere tempo con le specialità del posto nei ristoranti costosi con tanto di boccia di amarone che poi vi sfido io a lavorare dopo. Ho chiesto così quanto spesso loro e i colleghi consumano la pausa pranzo e il fegato con le fritture sommarie lì ma dimenticavo che l’azienda in questione è una delle più accese sostenitrici del telelavoro. Hanno una sede fighissima che non vi sto a descrivere perché finisce che poi mi sgamano, ma la policy interna spinge i dipendenti a starsene il più possibile a casa e gli mette pure a disposizione connettività a banda ultra-larga, smartcoso e portatile ovviamente, ma soprattutto dei sistemi efficientissimi per fare le video-conferenze senza muoversi dalla loro abitazione.

Gli unici limiti sono di spazio, perché poi a casa devi avere intanto una poltrona comoda ed ergonomica come quelle degli uffici perché stare ore sulle sedie della sala come quella da cui vi sto scrivendo ora procura mal di schiena. E se non hai una stanza apposita da dedicare a studio, prima provi a ritagliarti una zona-ufficio in camera da letto, ma è poco pratica perché se la persona con cui la condividi vuole coricarsi occorre decidere a chi spetta il sacrificio della rinuncia e provate a indovinare l’esito. Quindi vieni declassato su uno dei vari tavoli della casa. Quello da cucina, da cui bisogna allontanarsi quando si approssima l’ora di cena. La scrivania della camera dei ragazzi, che diventa off-limits da una certa età in poi. L’ultimo stadio è rappresentato dai vani di serie B a partire dalla cantina, la soffitta, il box e il cesso, che spero per voi costituisca davvero l’extrema ratio.

Il secondo limite è il tempo, nel senso che sei tu che devi saper mettere degli orari all’interno dei quali inscrivere comunque la tua giornata lavorativa. Uno dei due ingegneri seduti come me al tavolo del Pollo Campero mi ha detto che gli capita di rispondere a e-mail a mezzanotte passata. Ma non è un mistero. Ogni tanto capitano anche a me certi periodi in cui il lavoro straripa dall’orario regolamentare e devo fare cose dopo cena o nel fine settimana, come del resto ho occasione di lavorare intere giornate o parte di esse da casa mia per un motivo o per l’altro. I vantaggi sono considerevoli ed è inutile che li stia a enumerare qui, ci tengo solo a sottolineare che c’è differenza tra lavorare da casa quando e come vuoi, nel senso che sei tu padrone del tuo tempo e quindi scegli in quali ore della giornata essere produttivo, per cui segui tua figlia nei compiti e poi azzanni le consegne dopo le sei del pomeriggio. Oppure se uno iper-mattiniero come il sottoscritto che alle 10 esce a correre perché ha già macinato cinque ore di produttività. Un conto è invece – nel mio caso è la cosa più frequente – dover osservare a casa lo stesso orario della vita in ufficio, quindi scordati di accompagnare tua moglie al lavoro, o di fare la spesa alle tre quando c’è meno casino al supermercato e via dicendo.

Ci sono anche non dico degli svantaggi, perché di questi tempi oggettivamente l’importante è lavorare comunque, ma dei diciamo piccoli aspetti del telelavoro che possono essere migliorati. A me per esempio ogni due per tre mi viene da aprire il frigo o la dispensa e sgranocchiare qualcosa, a qualsiasi ora del giorno. Magari stappare una birretta. Poi ci sono i miei due gatti che sono appiccicosissimi – sfatiamo il mito che vuole i felini come animali indipendenti e autonomi nei sentimenti – e mi vengono in continuazione in braccio, si mettono a camminare tra me e lo schermo del portatile, cercano in tutti i modi di catturare la mia attenzione. Per non parlare della pennichella. Mi sdraio due minuti nel momento più pericoloso per rilassarsi, che per me è a metà pomeriggio, ed è subito sera senza aver combinato nulla. Così ogni tanto penso che tutto sommato l’uscire alle sette e mezza vestito e sbarbato, affrontare la calca della metro, combattere con i colleghi che telefonano a voce alta dimenticandosi di avere un dispositivo mobile a disposizione per spostarsi a piacimento in ufficio e pranzare al Pollo Campero, tutto sommato non è male. Per la cronaca, ieri è stata la prima volta che ho mangiato al Pollo Campero e ho scelto il piatto con il bacon e una coca media.

4 pensieri su “oh no, l’ennesimo post sul telelavoro

  1. Condivido vantaggi e svantaggi. lo per fortuna/sfortuna posso scegliere di lavorare quando voglio e se sono da sola (il che però è piuttosto raro ahimè) lavoro benissimo dalle undici alle due di notte e/o la mattina presto (sono una che non dorme molto). E ho (non potrei farne a meno) uno studio in casa. del resto il mio non è un telelavoro, essendo traduttrice è un lavoro che per definizione si svolge quasi sempre “a distanza” e in modo del tutto autonomo quanto a orari ecc.
    Però sì, frequenti escursioni in cucina a farsi un tè e sgranocchiare qualcosa, seguire i compiti dei figli, fare le lavatrici e la spesa quando stacchi dal lavoro, e tutte quelle ore in cui combini poco per carenza di organizzazione o altro… A volte anch’io penso che uscire tutte le mattine agghindata per andare al lavoro e incontrare i colleghi e avere orari fissi non sarebbe male (poi non avrei neanche bisogno di sbarbarmi) 😀
    Poi penso alla libertà e soprattutto al Pollo Campero e capisco che sto bene come sto. 🙂

  2. ecco: sto lavorando da dentro il letto, mentre mi lascio distrarre dalla città viva sotto la mia finestra e in più leggo il tuo blog. sto ancora in pigiama e so che questa mattinata scansafatiche mi costerà una serata di recupero. alti e bassi, bene e male.
    lavorare, lavorare, lavorare, preferisco il rumore del mare.

  3. te l’ho già detto vero che quello del traduttore è uno dei lavori più belli del mondo? Certo, dipende dalle traduzioni, mi dirai. Non sottovalutare però il Pollo Campero.

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