tanti auguri a Manuela per i suoi ventun anni

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Manuela ha fatto 21 anni e per festeggiare si è colorata i capelli di un rosso carminio che in natura esiste solo nel catalogo Ikea. Le sue due migliori amiche si sono fatte trovare all’appuntamento sotto casa sua con un palloncino gonfiato a elio a testa, ciascuno con la cifra a formare l’indicazione dell’età. Si sono fatte un selfie con Manuela in mezzo, poi lei si è lasciata immortalare dal suo fidanzato vestito tutto skinny abbandonata sul cofano della Peuget fatta lavare per l’occasione. Ho tentato di fare una foto dal mio balcone ma era troppo distante e la giornata volgeva all’imbrunire, e poi non si vedeva bene il vestito acquistato per l’occasione che, in alcune trame, riprendeva la tinta della capigliatura.

Sono molto cambiate le cose da quando i punk si facevano i capelli di tinte assurde. Oggi sfoggiare una chioma verde o azzurra o rosa non dà più nell’occhio e, soprattutto, ha perso tutto il suo potenziale trasgressivo e poi, quanto a finezza, i tempi lasciano a desiderare. Per esempio, non dovremmo giudicare il valore dell’università italiana dal concetto di eleganza che esprimono i nostri laureati e i loro parenti nel giorno della discussione della tesi. L’eleganza è nella sobrietà e nel riuscire a non dare nell’occhio, il confine con il conciarsi da zarro alla prima comunione o azzimato palesemente a disagio è fortemente labile.

Per farvi un esempio di cosa intendo provate il mio parrucchiere e date un’occhiata a cosa indossa. Ieri aveva un paio di sneakers alte giallo limone e mi ha raccontato delle sue vacanze a giugno in Costa Azzurra, belle e tutto quanto ma con prezzi a cui noi non siamo abituati. Non ricordo però come siamo finiti a parlare dei franchi – ha poco più di vent’anni quindi è un millennial anche dal punto di vista della valuta comunitaria – ma ha sottolineato come sia stato utile non cambiare euro prima di partire perché, ovunque si è trovato a pagare, non ha avuto problemi. Ho cercato come al solito di minimizzare ma, di fatto, non capisco come un certo tipo di informazioni entry level – quanti lati ha un quadrato, a cosa serve un ombrello, il nome del Presidente della Repubblica e come vanno le cose nell’Unione europea – non siano considerate alla base dell’istruzione obbligatoria.

Potreste osservare che nel commercio locale l’importante è saper far funzionare il POS e avere una preparazione in matematica sufficiente a dare il resto, in caso di bisogno. Se hai dei prezzi fissi è ancora più semplice, come la trattoria a 7 euro di cucina italo-cinese che è facile da riconoscere perché sfoggia, come i locali di un certo tipo, un parcheggiatore all’ingresso di una nazionalità poco identificabile e la cui presenza trasmette affari che vanno a gonfie vele. È quello poco prima de “Il pane di Nadia”, una rivendita che stimo moltissimo per aver personalizzato così la propria attività anche se non le era certo richiesto, soprattutto considerando la tipologia di persone che vivono da quelle parti.

Alla trattoria italo-cinese invece ci passo davanti se devo andare al centro commerciale e proprio ieri, a pranzo, ne è uscito un tipo grande e grosso con lo stecchino in bocca e una pancia che traboccava sopra le bermuda con i tasconi molto più marcata della mia. Quello che ci accomunava, in quell’istante, era però la stessa camicia di lino color salvia a dimostrazione che la gentrificazione teorica, quella delle classi sociali o al limite tra l’insieme dei lavori intellettuali come il mio e dei presunti di fatica come il suo, in periferia è utile come un annuncio di scuse delle Ferrovie dello Stato per il disagio causato dalla soppressione di un treno.

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