acqua e sapone

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Une breve storia triste, così corta che potrebbe esaurirsi nel massimo dei caratteri consentiti da certi social network pensati apposta per non dilungarsi, potrebbe ricordarci anche solo che è una domenica pomeriggio in periferia, con quel cielo sopra che corrisponde al primo di ottobre, e un ragazzo che ha perso suo padre giusto anno fa a spasso con un cane di grossa taglia al guinzaglio in un parco qui nei pressi. Il cane l’avevano scelto insieme per dare uno stimolo in più al fratello minore, più giovane di un paio di anni e fiaccato da qualche problema fisico e di apprendimento. Lo so perché vivono qui sotto e quando scendo o salgo le scale a piedi sa come farsi sentire. Vedo che il ragazzo oggi lo tiene a fatica, poi suonano le campane e il cane si blocca per ascoltare i rintocchi. Le reazioni di certi cani sono prevedibilissime. Nelle vicinanze del mio ufficio ce n’è uno che, ogni volta che passa un’ambulanza a sirene spiegate, e sotto al mio ufficio ne passano tante, si mette a ululare, forse per esplicitare il fastidio o forse per emulazione di qualcosa più grande di lui. Il punto, però, è che ora è il primo pomeriggio e c’è da chiedersi per quale motivo suonino le campane. La messa sarà alle sei e non c’è nulla di cui avvisare la cittadinanza. Dubito che si voglia festeggiare il fatto che poco fa ho regalato un euro a un ragazzo che chiedeva l’elemosina davanti a un megastore che vende solo detersivi, prodotti per la pulizia, profumi e cose così. La cosa strana è che comprende anche un mini-reparto di cibi per animali, molto circoscritto ma efficiente. Sono passato davanti al ragazzo che chiedeva l’elemosina spingendo un carrello con quaranta euro di scatolette per gatti e mi sono sentito una merda, così gli ho allungato una moneta nel cappellino da baseball e lui mi ha stretto la mano. Il megastore di prodotti per la pulizia lo associo al punto più basso dello shopping, di gran lunga peggio di un pomeriggio all’Ikea, al centro commerciale e persino al vivaio dove per fortuna si sempre più di rado, considerando che non abbiamo particolare inclinazione verso le piante, e ammetto essere un limite. Dentro c’era però Arianna con sua figlia. Ci siamo incontrati nei pressi dello scaffale monografico dedicato alla cura della lavastoviglie, ed è stata la prima volta dopo la scomparsa di Italo. Ci siamo tutti sorpresi che Italo si sia preso la briga di scrivere una bella parola a tutti quando gli è stato detto che ci sarebbe stato ben poco da fare. Malgrado la curiosità suscitata da questi messaggi personalizzati nessuno aveva sospettato nulla del genere. Era un bel po’ di tempo che non ci si vedeva, Italo me l’ha fatto notare, così gli ho proposto di vederci per una birra, di lì a qualche settimana.

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