Svizzera, io e te dobbiamo parlare

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Scusate se ritorno ancora sullo stesso tema ma, davvero, non ho mai visto un brand nazionale produrre spot così divertenti, auto-ironici e innovativi come la Svizzera. Mi sa che davvero, prima o poi, dovremo seriamente considerare di fare le ferie lì, e non solo per portare dei capitali di nascosto. Scherzo eh, amici svizzeri. Se siete davvero auto-ironici come sembra dite ai vostri creativi (tanto di cappello con l’edelweiss) di fare una pubblicità per sdrammatizzare anche quel tema lì che peccato che rovina sempre un po’ tutto. Ma non si può essere sempre perfetti come un orologio svizzerOH WAIT! Comunque, vi giuro che fino a 01:08, la prima volta che l’ho visto, pensavo fosse lo spot del nuovo Samsung.

je swiss

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Pochi paesi al mondo posso permettersi di perculare gli stati che hanno intorno su cose fondate a partire dalla fonduta. Sarà che ho la coda di paglia, ma guardate lo spot qui sotto e indovinate chi sono quelli che si sentono forti quando guidano un’automobile, usano il formaggio come contorno o, se non sono a proprio agio nel posto dove vivono, anziché spazzare via le buse di vacca dalla strada – noi facciamo cagare cani che rispettiamo di più degli esseri umani senza nemmeno scomodarci a raccoglierla – per migliorare metaforicamente e non il proprio cammino fanno armi e bagagli e cervello e vanno a friggere patatine nei McDonald’s tedeschi. D’altronde che gli vuoi dire agli svizzeri? Che hanno banche impenetrabili e conniventi? Che nel duemila e rotti sono ancora lì con gli orologi e il cioccolato? Tutti luoghi comuni che poi, detto da noi, che comunque siamo pronti a omaggiarli di valigette zeppe di contanti provenienti da affari illeciti e fiaccati dai nostri ritardi cronici malgrado l’uso di orologi svizzeri, lasciano il tempo che trovano. Provate allora a mettere a confronto il famoso video “The extraordinary commonplace” del nostro Ministero dello Sviluppo Economico, quasi tre minuti di Made in Italy che grondano eccellenza e renzismo e mozzarelle a ogni frame, con questo efficace esempio di marketing di sé, la Svizzera che fa pubblicità alla Svizzera, anche se realizzato da una compagnia aerea di bandiera. Se i contenuti ci sono e non hai bisogno della fuffa e della retorica, a far vedere quanto sei figo bastano sessanta secondi.

ti metti in macchina e in mezz'oretta sei in Svizzera

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Uno dei vantaggi di abitare in posto così a nord come Milano è che ti metti in macchina e in mezz’oretta sei in Svizzera. Non sono in molti, sapete, a vivere questa vicinanza come un plus, e so benissimo che tra quei pochi del partito opposto ci sono quelli che si fanno i viaggi con i contanti nella valigia ma questo magari è un luogo comune come il cioccolato e gli orologi che spaccano il secondo. La Svizzera o almeno quel pezzo che è a quaranta km da Milano per noi italiani è un paese straniero tanto quanto la Città del Vaticano o San Marino. Ma nulla mi toglie dalla testa che ci sbagliamo di grosso.

Io poi ci sono abituato ad avere il confine così a portata di mano. Dal ponente ligure che mi ha dato i natali alla costa azzurra è un attimo ed è per questo che ho il massimo rispetto dello status di estero del Canton Ticino. Posti come Mendrisio o Chiasso, il cui nome pronunciato dalla voce automatica in stazione a Milano fa un baccano terribile ed è uno dei rarissimi casi di nomen omen toponomastico, mi fanno la stessa paura di quel pezzo di autostrada in discesa che scorre alle spalle del Principato di Monaco, avete presente? Non so come si chiami questa forma di fobia delle città appena superato il confine, ma pensare di trovarmi una domenica nel tardo pomeriggio in un discount alla periferia di una cittadina francese o svizzera, verso l’ora di chiusura quando fuori fa buio e dovere ancora rientrare in patria mi mette una fifa boia.

In Svizzera poi ci sono un paio di aggravanti. Intanto il fatto che è prevalentemente montuosa e andarci di inverno significa poter rimanere intrappolati in una bufera di neve e non essere capaci a montare le catene o sbagliare strada e trovarsi su un ghiacciaio. Solo l’idea mi fa venire le vertigini con quella stretta là sotto che proviamo noi maschi. Seconda cosa: ci sono pochissime vie di accesso, una delle quali è l’autostrada ma ci vuole la vignette e se ancora sbagli e ti trovi in autostrada e non hai la vignette e magari viene una bufera di neve e non sei capace a montare le catene e magari hai una figlia piccola in macchina? Mi direte: ma perché ci devi andare, in Svizzera? Solo perché è a quaranta minuti da Milano? Giusto: chi ha bisogno di Mendrisio o Chiasso?

Ma non voglio essere inclemente nei confronti dei miei numerosissimi lettori oltralpe così voglio dimostrare con due esempi che il mio processo di riconciliazione con la Svizzera è già a buon punto. Ho attraversato la Svizzera in autostrada (senza catene perché era primavera) da sud a nord e viceversa e dopo aver appurato che non è tutta in salita come sembra dalla carta geografica in quanto posizionata a nord è assolutamente un luogo incantevole, fatta eccezione per i bagni a pagamento in autostrada e gli equivoci sul cambio dell’euro in certi frangenti in cui non si può andare tanto per il sottile e non si ha l’Imodium a portata di mano.

Ma soprattutto, e questo potrete constatarlo liberamente anche voi grazie al digitale terrestre, la TV Svizzera o RSI è un’istituzione culturale che non ha pari al mondo. Al sabato in prima serata mentre da noi c’è “Ballando con le stelle” o peggio lì ti fanno gli speciali su mestieri tipici come l’alpeggio 2.0 o il capostazione factotum di linee ferroviarie di alta quota. Verso l’ora di cena ho scoperto anche un gioco a premi che ha un conduttore con una faccia così rasserenante e alla mano, per di più con certi look che qui in Italia li vedi solo la domenica mattina a messa nei paesini di montagna, che non puoi non constatare la loro superiorità e non solo economica. Per non parlare del campionato di Hockey su ghiaccio che a malapena so come si scrive e certe serie in chiaro di quelle che qui devi spendere fior di quattrini per le padelle da mettere sul balcone.

Ho persino mandato qualche curriculum in Svizzera, anche alla RSI, i loro stipendi sono sempre presi come esempio. Hanno persino una Coop che ha il logo come il nostro ma di un colore diverso e tutti dicono che sia di tutt’altra matrice. Una volta poi per lavoro sono andato a Lugano in treno e mi sono accorto di essere svalicato di là solo perché il telefono non funzionava più ed è passato un manipolo di poliziotti grandi e grossi pronti ad acciuffare qualche clandestino in fuga. Malgrado questa riprova del rigore svizzero non vorrei dirlo forte ma la paura del confine così prossimo sento che mi sta passando, mangerò così una tavoletta di cioccolato guardando i cartoni di Scacciapensieri per completare l’opera di riappacificazione con un popolo che è neutrale per eccellenza.

anarcronismi

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Sparare sulla croce bianca in campo rosso. Tutti i dettagli sui pacchi insurrezionatalizi da Il post, e, da Repubblica, qualche info in più sulla creatiNità che si ribella.

Sotto la Fai hanno infatti rivendicato attentati la Cooperativa Artigiana Fuoco e Affini (occasionalmente spettacolare), la Brigata 20 luglio, le Cellule contro il Capitale, il Carcere, i suoi Carcerieri e le sue Celle, e Solidarietà internazionale. Anche la scelta degli obiettivi, secondo gli analisti, è un ulteriore elemento che riporta al mondo anarco-insurrezionale: in Svizzera sono detenuti due anarchici italiani, Costantino Ragusa e Silvia Guerini e lo svizzero ticinese residente in Italia, Luca Bernasconi. I tre sono stati arrestati dalle autorità svizzere lo scorso 15 aprile con l’accusa di preparare un attacco contro una sede dell’Ibm: nella loro auto sarebbero state trovate ingenti quantità di esplosivo.